Annessione della Crimea alla Russia parte della crisi russo-ucraina | |||
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Omini verdi russi in Crimea il 9 marzo del 2014 nella base militare di Perevalne. | |||
Data | 23 febbraio - 19 marzo 2014 | ||
Luogo | Penisola di Crimea | ||
Esito | Annessione della Crimea da parte della Federazione Russa
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Modifiche territoriali |
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Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
3 civili morti 19 civili feriti | |||
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L'annessione della Crimea alla Russia fu il primo evento della crisi russo-ucraina iniziata nel 2014 durante le fasi conclusive della rivoluzione ucraina del febbraio 2014.
Nello specifico tra il 20 e il 27 febbraio 2014[4] la Russia inviò in Crimea – senza dichiararlo pubblicamente e anzi negandolo – proprie truppe prive di insegne a prendere il controllo del governo locale, militari che vennero così comunemente soprannominati omini verdi; in seguito a ciò l'11 marzo un nuovo governo di Crimea, filorusso, stabilì di dichiarare indipendenza dall'Ucraina e richiesta di annessione alla Russia in caso di vittoria di consenso al riguardo nell'imminente referendum popolare appositamente indetto.
Il 16 marzo fu tenuto il referendum sull'autodeterminazione della penisola, criticato e non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, che con un'affluenza dichiarata dell'84,2% avrebbe visto la vittoria dell'opzione che proponeva l'annessione alla Russia con il 95,32% dei voti; le nuove autorità della Crimea il 18 marzo firmarono così l'adesione formale alla Russia.
Durante questi accadimenti sono rimasti feriti vari manifestanti filo-ucraini e alcuni manifestanti filo-russi, mentre tra i militari sono morti quattro soldati delle Forze armate dell'Ucraina, uno del Servizio di sicurezza dell'Ucraina e uno delle Forze armate della Federazione Russa.
Il'ja Vladimirovič Ponomarëv, un politico russo e membro della Duma di Stato della Russia (fazione della Russia Giusta), sostiene che la guida dell'annessione della Crimea è stata affidata al ministro della Difesa Sergej Šojgu e all'assistente di Vladimir Putin Vladislav Surkov.[5] In Russia ad opporsi all'intervento militare e alla successiva annessione della penisola furono Boris Nemcov e il partito di Aleksej Naval'nyj, il Partito del Progresso, affermando che l'invasione avrebbe violato il Memorandum di Budapest firmato dalla Russia, che garantisce l'integrità territoriale dell'Ucraina.[6]