L'antifascismo in Italia è l'insieme dei movimenti eterogenei che si contrapposero al regime e alle attività promosse o attuate dal governo fascista di Benito Mussolini tra il 23 marzo 1919 e il 28 aprile 1945, durante il ventennio fascista.
L'antifascismo in Italia fu un fenomeno eterogeneo che coinvolse trasversalmente tutti i ceti e diversi orientamenti politici[1], anche non in modo organizzato, dagli operai fino al personale della pubblica amministrazione, compresi addirittura accademici[2] e ufficiali dell'esercito[3]. Esso si manifestò con varia intensità fin dalla comparsa del movimento fascista: nel gennaio 1925 Mussolini, ormai capo del governo, si assunse la responsabilità dell'omicidio Matteotti, preludendo in modo esplicito all'instaurazione della dittatura, a cui si contrappose in maggio la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali antifascisti.