L'apostrofe (sostantivo femminile dal greco apostrophé, da apostréphein, «volgere indietro») è una figura retorica e si ha quando un personaggio o la voce narrante si rivolge a un uditore ideale diverso da quello reale al fine di persuadere meglio quest'ultimo. Olivier Reboul, nella sua Introduzione alla retorica, la include fra le figure di pensiero[1].
L'apostrofe rappresenta uno strumento, alla pari della exclamatio, per evidenziare situazioni patetiche e manifestare sentimenti di dolore e indignazione.
Nell'oratoria classica veniva utilizzata quando l'oratore non si rivolgeva più al giudice ma direttamente all'avversario, per alzare l'interesse della causa che stava discutendo.[2]
Anche in poesia trova ampio utilizzo. Celebre fu la apòstrofe eseguita da Rolando in punto di morte alla spada Durendala (o Durlindana), all'interno dell'opera Chanson de Roland.