Arti marziali giapponesi

Voce principale: Arte marziale.
Una foto del tardo XIX secolo che ritrae un monaco guerriero di montagna giapponese (yamabushi) completamente vestito ed equipaggiato, armato di lancia (naginata) e spada curva (tachi).

La locuzione arti marziali giapponesi si riferisce all'enorme varietà di arti marziali sviluppatesi in Giappone. Nella lingua giapponese vi sono almeno tre termini che vengono usati indifferentemente per definirle nella loro totalità: "budō" (武道?) o "via marziale", "bujutsu" (武術?), sommariamente traducibile come "arte della guerra", e "bugei" (武芸?), ossia "arte marziale". Il termine "budō" è relativamente recente, e viene usato per identificare la pratica delle arti marziali concepite come regola di vita, racchiudendo così le dimensioni fisica, spirituale e morale nell'ottica di un miglioramento, di una realizzazione o di una crescita personale. Gli altri termini, "bujutsu" e "bugei" hanno definizioni più limitate, almeno da un punto di vista storico: per esempio, bujutsu si riferisce specificamente all'applicazione pratica delle tecniche e tattiche marziali in un combattimento reale.

Midori Tanaka è stata la prima donna a diventare un detentore del linguaggio alle antiche tradizioni di spada in tutta la storia delle arti marziali giapponesi.[1]

  1. ^ Shihan Midori TANAKA, su sites.google.com. URL consultato il 9 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2020).