Avatara[1] (AFI: /avaˈtara/; dal sanscrito अवतार, avatāra, AFI: [ɐʋɐtaːrɐ]; a volte adattato, sul modello di inglese e francese, come avatar, /avaˈtar/[1][2]), in numerose teologie indù, è l'apparizione o la discesa sulla terra della divinità avente lo scopo di ristabilire o tutelare il dharma.
Tale termine è collegato al verbo avatṝ (di genere parasamaipadam, attivo, di 1ª classe), con il significato di "discendere in" (accusativo o locativo) oppure "discendere da" (ablativo) ancora "arrivare a" (accusativo) o "essere al posto giusto", "essere adatto" e infine "incarnarsi" (nel caso di una divinità).
La nozione religiosa di "avatara", ovvero la "discesa sulla terra della divinità" compare in India tra il III e il II secolo a.C., nella Bhagavadgītā quando Visnù, qui inteso come il Bhagavat, Dio, la Persona suprema, esprime l'intenzione di assumere diverse forme[3] al fine di restaurare l'ordine cosmico (Ṛta/Dharma).
«yadā yadā hi dharmasya glānir bhavati bhārata abhyutthānam adharmasya tadātmānaṃ sṛjāmy aham paritrāṇāya sādhūnāṃ vināśāya ca duṣkṛtām dharmasaṃsthāpanārthāya saṃbhavāmi yuge yuge»
«Così ogni volta che l'ordine (Dharma) viene a mancare e il disordine avanza, io stesso produco me stesso, per proteggere i buoni e distruggere i malvagi, per ristabilire l'ordine, di era in era, io nasco.»
Da tener presente che nelle correnti induiste che vanno sotto il nome di kṛṣṇaismo[4] è Kṛṣṇa ad essere considerato Dio, l'Essere supremo stesso, e fonte degli altri avatara e non semplicemente una manifestazione o un avatara per quanto completo di Visnù[5], il quale, di converso è visto come una manifestazione minore di Kṛṣṇa[6].
«The concept "Vaiṣṇavism" has tended to subsume all Kṛṣṇaite phenomena and has thus proved to be far too wide.»
I tre sampradāya propri del kṛṣṇaismo sono quelli fondati da Nimbārka (XIII secolo), Caitanya (XV secolo) e Vallabha (XV secolo).
«kṛṣṇas tu bhāgavan svayam»
«Kṛṣṇa è l'Essere supremo stesso»