Il canto armonico (più precisamente canto difonico) è un insieme di tecniche vocali che permettono di far emergere gli armonici naturali della voce. Ne consegue che una sola persona può emettere contemporaneamente da due a tre note armoniche diverse.
I più esperti riescono a scegliere quali armonici amplificare, in modo da poter eseguire melodie precise.
Questo utilizzo della voce è presente in diverse culture del mondo. Tipico della tradizione tuvana, dove prende il nome di xöömej, è riscontrabile anche in Mongolia, in Sardegna nel canto a tenore, in Sudafrica nella tribù Xhosa, in Tibet tra i monaci Gyuto, in alcune zone dell'India, come Rajasthan, e in Pakistan[1][2].
La peculiarità di questi tipi di Canto Difonico è l'utilizzo melodico/ritmico delle frequenze della serie armonica: ognuna di queste frequenze è di fatto una nota musicale in perfetta armonia con il suono fondamentale che le origina. Il pentagramma qui sotto mostra i primi 16 armonici, prendendo come suono fondamentale il DO.
I suoni armonici, nella voce umana, si collocano all'interno delle vocali (ad esempio: u, o, ò, a, è, é, I, |) ed anche, seppur in modo meno marcato, nelle consonanti nasali (m, n, ɲ). A seconda della vocale pronunciata o cantata, i suoni armonici risulteranno più o meno concentrati in zone diverse dello spettro. Nella U, gli armonici acuti (parte alta dell'asse verticale) risultano più flebili se paragonati alla vocale I, dove sono molto più presenti. Le vocali aperte come ò, a, è presentano invece uno spettro molto più completo. Nonostante gli armonici non siano sempre visibili allo spettrogramma (zone scure), sono comunque presenti.
In altre parole, nel Canto Difonico vengono filtrati i suoni armonici non desiderati, in modo da poterne enfatizzare uno alla volta al fine di creare delle melodie. Questo effetto prende il nome di "sintesi sottrattiva". Nell'esempio qui sotto si può osservare una progressione ascendente di armonici ed una melodia, mentre la fondamentale che li genera viene mantenuta costante.