Celluloide[1] è il nome commerciale di una serie di sostanze plastiche inventate nel 1869 da John Wesley Hyatt e ottenute da nitrocellulosa al 10-11% di azoto, plastificata con canfora. È anche chiamata nitrato di cellulosa.
Pur trattandosi di un materiale flessibile e resistente all'umidità, la celluloide è estremamente infiammabile, e ciò ne ha limitato fortemente l'impiego.
Nel 1887 il pastore episcopaliano Hannibal Williston Goodwin, da alcuni ritenuto erroneamente l'inventore della celluloide, ne brevettò l'impiego come supporto per le pellicole fotografiche. Si trattò di una rivoluzione nel campo della fotografia e rese possibile la nascita della cinematografia.
Nel 1909 il chimico francese Edouard Benedictus ne scoprì casualmente la possibilità d'impiego quale supporto per evitare la dispersione delle schegge di vetro in seguito a rotture accidentali. Da cui l'ideazione del vetro stratificato, detto "di sicurezza", inizialmente concepiti per la nascente industria automobilistica ma il cui primo impiego massiccio si ebbe soprattutto nella realizzazione degli occhiali per le maschere antigas, durante la Grande Guerra. L'impiego della celluloide proseguì anche nelle maschere della Seconda guerra mondiale quale l'italiana T35, i cui occhiali solo a distanza di decenni manifestano occasionalmente le alterazioni tipiche della celluloide invecchiata.
Nel 1938 l'ingegnere tedesco Konrad Zuse utilizzò il nastro di celluloide come interfaccia di comunicazione per il calcolatore Z1 di sua creazione, il primo computer programmabile della storia.
Dal 1954 tuttavia la celluloide non viene più usata per la fabbricazione di pellicole, proprio a causa della citata infiammabilità. È stata sostituita dal triacetato di cellulosa (non più usato) e, in seguito, dal poliestere (polietilene tereftalato) tuttora usato per la fabbricazione di pellicole cinematografiche.
Altri tipici impieghi della celluloide: giocattoli, articoli sanitari, penne stilografiche, oggetti per la casa e plettri per chitarre[2][3].