La Diaspora ebraica (in lingua ebraica 'Tefutzah' o 'Galut' גלות, letteralmente "esilio", "dispersione") è la dispersione del popolo ebraico avvenuta durante il Regno di Babilonia e sotto l'Impero romano. In seguito il termine assunse il significato più generale di migrazione.
È generalmente accettato che la diaspora ebraica abbia avuto inizio intorno all'VIII-VI secolo a.C., con la conquista degli antichi regni ebraici e con la deportazione di parte delle loro popolazioni da parte degli Assiri e dei Babilonesi. Molte comunità ebraiche nel IV secolo d.C. si stabilirono poi in varie zone del Medio Oriente, in Spagna, Cina, Francia, India e crearono importanti centri di giudaismo, attivi nei secoli a venire. Le soppressioni della grande rivolta ebraica nel 70 d.C. e della rivolta di Bar Kokhba, nel 135 d.C., contribuirono notevolmente all'espansione della diaspora. Molti ebrei furono espulsi dallo Stato della Giudea, mentre altri furono venduti come schiavi.
Il termine è anche usato, in forma più spirituale, per riferirsi agli ebrei i cui antenati si sono convertiti all'ebraismo al di fuori di Israele, sebbene questi non possano essere propriamente definiti come esiliati.