L'era della ricostruzione è il periodo della storia degli Stati Uniti d'America compreso tra il 1865 e il 1877. Nel contesto globale della storia statunitense il termine ha due accezioni: la prima riferita al lasso di tempo vissuto dall'intera nazione tra il 1865 e il 1877 in seguito alla guerra civile americana (1861-1865); la seconda riguarda il tentativo di trasformazione socio-economica e politica degli Stati Uniti meridionali dal 1863 al 1877 così come fu stabilito dalle disposizioni adottate dal Congresso[2].
La Ricostruzione pose fine ai resti del nazionalismo confederato e allo schiavismo, dando ai cittadini afroamericani i diritti civili apparentemente garantiti dai tre nuovi emendamenti costituzionali (inseriti nel più ampio alveo degli Atti di Ricostruzione).
La presidenza di Abraham Lincoln prima e la presidenza di Andrew Johnson poi assunsero ufficialmente un atteggiamento moderato, volto a ricondurre il profondo Sud nell'Unione il più rapidamente possibile, mentre i parlamentari Repubblicani Radicali premevano per misure più forti per migliorare la situazione dei liberti, compreso il XIV emendamento, con una contemporanea riduzione dei diritti degli ex confederati, ad esempio con le disposizioni prescritte dalla proposta di legge Wade-Davis Bill.
Andrew Johnson, ex senatore del Partito Democratico e governatore del Tennessee, nonché proprietario di schiavi, tenne una politica decisamente indulgente nei confronti di quelli che erano stati i "ribelli secessionisti"; gli ultimi discorsi di Abraham Lincoln dimostrano che questi si stava preparando a sostenere la concessione di diritti civili paritari a tutti gli schiavi liberati, mentre Johnson vi fu fermamente contrario[3].
La direzione data da Johnson alle politiche di Lincoln prevalse almeno fino alle elezioni di metà mandato del 1866, a cui seguirono subito esplosioni di violenza contro i neri in molti tra gli ex Stati Confederati d'America, come i disordini razziali di Memphis e il massacro di New Orleans. Nel frattempo la tornata elettorale diede al Partito Repubblicano la maggioranza congressuale, permettendo in tal modo alle frange più radical di assumere il completo controllo della politica di Ricostruzione e la conseguente rimozione dei sudisti dal potere e la loro sostituzione con i liberti.
Coalizioni repubblicane bi-razziali conquistarono il governo in quasi tutti gli Stati del Sud, proponendosi di trasformare la sconfitta società agricola delle grandi piantagioni in un sistema economico fondato sul lavoro libero, usando il Freedmen's Bureau (un ente governativo dedicato al sostegno degli schiavi liberati) e facendo un largo impiego dell'esercito statunitense per mantenere l'ordine pubblico. Si cercò di proteggere i diritti legali dei liberti, negoziando contratti di lavoro e fondando sia scuole sia chiese appositamente destinate a loro. Migliaia di settentrionali giunsero al Sud come missionari, insegnanti, uomini d'affari e politici. I bianchi ostili iniziarono a riferirsi a loro con il nomignolo di carpetbagger, cioè viaggiatori con valigie di basso costo ricavate da tappeti (carpet bag). All'inizio del 1866 il Congresso federale approvò due leggi sui diritti civili: il primo disegno di legge estendeva l'operatività del Freedmen's Bureau, originariamente costituito come organizzazione temporanea incaricata di assistere i rifugiati e gli schiavi liberati, mentre il secondo definiva tutte le persone nate sul suolo nazionale come naturalmente cittadini con totale parità di fronte alla legge. Il presidente Johnson pose però il veto, e a quel punto il parlamento glielo annullò, facendo della legge sui diritti civili del 1866 il primo importante atto legislativo della storia degli Stati Uniti entrato in vigore attraverso il superamento di un veto presidenziale. I radical, sempre più frustrati dall'opposizione pregiudiziale attuata da Johnson, presentarono un'accusa formale contro di lui: l'impeachment di Andrew Johnson, ma l'azione fallì per un solo voto al Senato.
La richiesta di nuove leggi nazionali per la Ricostruzione, innanzitutto il diritto di voto per i liberti, scatenò l'ira dei razzisti bianchi del Sud dando così origine al Ku Klux Klan: tra il 1867 e il 1869 i Klansmen assassinarono repubblicani dichiarati e liberti in tutto il Sud, compreso il deputato dell'Arkansas James M. Hinds.
La presidenza di Ulysses S. Grant sostenne fortemente la Ricostruzione portata avanti dai radical e impose la protezione degli afroamericani del Sud attraverso le leggi dette Enforcement Acts, usate efficacemente per combattere il Klan che venne presto sostanzialmente spazzato via; anche se una sua reincarnazione sarebbe tornata alla ribalta nazionale negli anni 1920.
Il presidente tuttavia non fu in grado di risolvere le crescenti tensioni interne ai Repubblicani, tra i nordisti da una parte e quelli del Sud dall'altra (quest'ultimo gruppo sarebbe stato etichettato come scalawag da parte degli avversari della Ricostruzione). Nel frattempo i redeemers, sedicenti conservatori e in stretta collaborazione con una corrente del Partito Democratico, si distinsero per la loro fiera opposizione alla Ricostruzione[4].
Si cominciò a denunziare il diffuso clientelismo dei carpetbagger, l'eccessiva spesa statale e l'opprimente tassazione; intanto il sostegno pubblico alle politiche di Ricostruzione, che richiedevano una continua supervisione del Sud, svanì nel Nord dopo che i Democratici riguadagnarono il controllo della Camera dei rappresentanti a partire dal 1874.
Nel 1877, come parte di un accordo bilaterale per eleggere il repubblicano Rutherford B. Hayes alla carica di presidente a seguito delle combattute elezioni presidenziali del 1876, le truppe militari federali si ritirarono e non poterono più sostenere i governi statali repubblicani nel Sud.
La Ricostruzione fu un capitolo significativo nella storia del movimento per i diritti civili degli afroamericani.