Con il termine generico di funghi allucinogeni si indicano le specie di funghi dalle caratteristiche psicoattive (sia psichedeliche, come nel caso dei funghi contenenti psilocibina, che più genericamente inebrianti, come in quelli contenenti muscimolo e acido ibotenico). Ne esistono circa duecento specie, diffuse in tutto il mondo, e ogni anno i micologi ne classificano di nuove.
Questi funghi vengono considerati per antonomasia allucinogeni, anche se ad un dosaggio di psilocina moderato tra i 15 e i 25 mg, la percezione è alterata tale da causare allucinazioni ove l'individuo è capace comunque di discernere la realtá dalla finzione, a differenza della sintomatologia della schizofrenia o del disturbo bipolare. L'impatto emotivo è considerabile tale da inducere spesso uno stato di stupor, per via della distorsione della realtá.
Evidenze storiche e archeologiche dimostrano che una pluralità di culti e tradizioni, sia a scopo religioso sia terapeutico, si è sviluppata intorno ad essi. Infatti, i cactus e i funghi psichedelici erano e sono tuttora tradizionalmente diffusi presso le popolazioni indigene di diverse aree dell'America e il loro uso, legato a riti sacri, è fatto risalire al 2000 a.C. e si è poi perpetuato verso le culture degli Inca, degli Aztechi e dei Maya.[1]
Pare che il loro uso non fosse estraneo anche alle culture europee, africane e asiatiche fin dall'età della pietra.