Genisteina | |
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Nome IUPAC | |
5,7-Dihydroxy-3-(4-hydroxyphenyl)chromen-4-one | |
Nomi alternativi | |
4',5,7-Trihydroxyisoflavone; Ci 75610; genisteol; genisterin; prunetol; sophoricol | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C15H10O5 |
Massa molecolare (u) | 270.241 g·mol-1 |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 207-174-9 |
PubChem | 5280961 |
DrugBank | DBDB01645 |
SMILES | C1=CC(=CC=C1C2=COC3=CC(=CC(=C3C2=O)O)O)O |
Proprietà chimico-fisiche | |
Temperatura di fusione | ° C |
Temperatura di ebollizione | ° C |
Dati farmacologici | |
Categoria farmacoterapeutica | fitoterapico |
Indicazioni di sicurezza | |
Simboli di rischio chimico | |
attenzione | |
Frasi H | 302 |
Consigli P | --- [1] |
La genisteina è uno dei tanti isoflavoni conosciuti. La genisteina è stata isolata nel 1899 dalla tintura di ginestra (Genista tinctoria), di conseguenza, il nome chimico è derivato dal nome generico. Chimicamente è stata caratterizzata nel 1926, mentre la prima sintesi chimica è del 1928.[2]
Gli isoflavoni, quali la genisteina e la daidzeina, si trovano in un certo numero di piante alimentari come fonte primaria di cibo[3][4] tra queste il lupino, le fave, la soia, il kudzu, la psoralea e Maackia Amurensis ma anche in piante medicinali come la Flemingia Vestita[5] e il caffè.[6] La genisteina oltre agisce come antiossidante e antielmintico. In generale molti degli isoflavoni hanno dimostrato di agire sui recettori umani ed animali degli estrogeni, provocando effetti fisiologici simili a quelli causati dagli ormoni estrogeni; inoltre, hanno anche effetti farmacologici non ormonali.