Giganti di Mont'e Prama

Giganti di Mont'e Prama
Kolóssoi; Sos gigantes de Monti Prama[1][2]; Giganti di Monte Prama
Volto di Gigante
CiviltàNuragica
UtilizzoHeroon, tomba dei giganti, necropoli (dibattuto)
Stiledibattuto:
EpocaStatue scolpite tra il XIII secolo e il IX secolo a.C. (dibattuto)
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Comune Cabras
Dimensioni
Superficie≈ 75 000 
Altezza≈ 50 m
Scavi
Data scoperta1974
Date scavi1974: G. Atzori;
1975: A. Bedini;
1977: G. Lilliu, G. Tore, E. Atzeni;
1977: G. Pau, M. Ferrarese Ceruti - C. Tronchetti.
OrganizzazioneAlessandro Usai per i nuovi scavi (2013)
Amministrazione
EnteSoprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro – Centro di conservazione e restauro di Li Punti
ResponsabileAntonietta Boninu
Visitabile
Sito webwww.monteprama.it
Mappa di localizzazione
Map

I Giganti di Mont'e Prama (Sos gigantes de Mont’e Prama in lingua sarda[1][3][4]) sono antiche sculture risalenti alla Civiltà nuragica ritrovate casualmente nel marzo del 1974 in località Mont'e Prama nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale. Sono state scolpite a tutto tondo ognuna a partire da un unico blocco di calcarenite locale proveniente da cave distanti in linea d'aria sedici chilometri. La loro altezza varia tra i due e i due metri e mezzo e come nelle raffigurazioni dei bronzetti nuragici rappresentano arcieri, guerrieri e pugilatori. Insieme alle statue furono rinvenute sculture raffiguranti nuraghi, oltre a numerosi betili del tipo "oragiana",[5] tipico manufatto artistico presente nell'esedra delle tombe dei giganti.[6] Il complesso scultoreo ricomposto in seguito al restauro è costituito da trentotto sculture di cui cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori, tredici modelli di nuraghe.

Le statue sono state ritrovate spezzate in numerosi frammenti in connessione a una vasta necropoli costituita attualmente (2021) da circa 150 sepolture. Nelle tombe a pozzo sono stati sepolti in postura assisa dei giovani individui, quasi tutti di sesso maschile e dalla muscolatura molto sviluppata: secondo gli studiosi ciò denota l'appartenenza alla classe dei guerrieri o degli aristocratici. All'interno delle tombe sono stati rinvenuti anche diversi frammenti di statue e sculture e l'associazione dei frammenti con i resti osteologici consente di datare le statue tramite il metodo del Carbonio 14. Altri reperti in grado di fornire indicazioni cronologiche sono le ceramiche e in un solo caso uno scarabeo egizio di età ramesside. A seconda delle ipotesi, la datazione dei Kolóssoi, nome con il quale li chiamava l'archeologo Giovanni Lilliu, oscilla dal IX secolo a.C. o addirittura dal XIII secolo a.C., ipotesi che in ogni caso fa di Mont'e Prama il complesso di statue a tutto tondo più antico e numeroso d'Europa e del Mar Mediterraneo occidentale, in quanto antecedenti ai kouroi della Grecia antica e seconde soltanto alle sculture egizie.[7]

Il sito oltre ad essere circondato da numerose vestigia nuragiche (villaggi, nuraghi), risulta essere l'emergenza di un più vasto insediamento. Le prospezioni geofisiche effettuate tramite l'utilizzo di un georadar hanno permesso di individuare altre numerose tombe e probabilmente altri giacimenti di statue nonché altre strutture templari. Ad oggi (2021) tali evidenze non sono state ancora indagate. Dopo quattro campagne di scavo fra il 1975 e il 2017, sono stati rinvenuti circa diecimila frammenti di pietra tra i quali 15 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 frammenti di gambe, 784 frammenti di scudo. Inizialmente solo alcuni dei primi frammenti vennero esposti in un'ala del Museo archeologico di Cagliari e la scoperta fu trascurata per decenni.[8] Con lo stanziamento dei fondi nel 2005 da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e della Regione Sardegna, le statue sono state ricomposte dai restauratori del Centro di conservazione archeologica di Roma, coordinati dalla Soprintendenza per i Beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, nei locali del Centro di restauro e conservazione dei beni culturali presso Sassari. Attualmente (2021) diversi reperti ceramici e diverse datazioni ottenute col metodo C-14 indicano nel bronzo recente nuragico (XII secolo a.C.-XIII secolo a.C.) la fase iniziale della necropoli. L'ultima inumazione nuragica è datata al IV sec. a.C. contestuale alla conquista cartaginese della Sardegna e di poco antecedente alle numerose ceramiche e tombe puniche collegate alla distruzione e alla discarica delle statue. Nel 2014 in seguito a nuove campagne geofisiche, le università di Sassari e Cagliari ripresero gli scavi portando alla luce nuove tombe e statue.

  1. ^ a b (SC) Sos gigantes de Monti Prama, in Sardegna Cultura. URL consultato il 12 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2015).
  2. ^ Antonio Rojch, Un viaggio di tremila anni per scoprire "Sos zigantes", in La Nuova Sardegna, 13 ottobre 2012. URL consultato l'8 aprile 2015 (archiviato il 16 aprile 2015).
  3. ^ (SC) Andrea Deidda, Crabas timet de pèrdere is Gigantes de Mont'e Prama, su Istorias, 6 febbraio 2021. URL consultato il 15 dicembre 2023.
  4. ^ (SC) Luca Foddai, Mont'e Prama in Sèrbia, su Limba Sarda 2.0, 16 novembre 2022. URL consultato il 15 dicembre 2023.
  5. ^ Particolari betili con incavi quadrangolari nella parte superiore. Devono il loro nome alla tomba dei giganti di Oragiana, Cuglieri (OR). Fanno parte della categoria dei betili "a mammellari" e betili "ad oculari" a seconda che mostrino in rilievo delle bozze tipo mammelle (tomba dei giganti di Tamuli) o invece dei fori circolari o quadrangolari (tomba dei giganti Oragiana). Quelli rinvenuti a Mont'e Prama sono a doppia fila di incavi.
  6. ^ Antonio Meloni, Giganti di Mont'e Prama verso Cabras e Cagliari, in La Nuova Sardegna, 23 novembre 2011. URL consultato il 15 marzo 2014 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2012).
  7. ^ Valentina Leonelli, Luisanna Usai, Restauri Mont'e Prama, il mistero dei giganti, su Archeo. Attualità del passato, 323, gennaio 2012, Archaeogate, 2012, pp. 20-33. URL consultato il 30 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2014).
  8. ^ Giovanni Lilliu, Quella scoperta di 31 anni fa, in La Nuova Sardegna, 23 giugno 2005.