Giudizio universale

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Il Giudizio universale, affresco di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina

Il Giudizio universale (o Giudizio finale), secondo l'escatologia cristiana e parzialmente quella musulmana, è un avvenimento che si verificherà alla fine dei tempi, subito dopo la Seconda venuta di Cristo. Secondo la teologia, infatti, il compimento delle storie di libertà vissute da ogni uomo comporta «il rendersi consapevoli della qualità etica di queste storie di fronte a Dio». Inoltre «nella testimonianza biblica che Gesù sarà il giudice è contenuta la promessa che il giudizio di Dio sul male e su ogni colpa sarà un giudizio di grazia».[1]

La concezione che al termine della loro vita Dio giudicherà tutti gli uomini in base alle azioni da loro compiute e destinerà ciascuno al Paradiso oppure all'Inferno è comune a molte religioni e filosofie e in particolare a quelle presenti nel contesto culturale in cui è nato il cristianesimo: l'ebraismo, lo zoroastrismo, la religione egizia (cfr. psicostasia) e fra le filosofie il platonismo.[2]

  1. ^ Herbert Vorgrimler, Nuovo Dizionario Teologico, Centro Editoriale Dehoniano, Bologna 2004, p. 319.
  2. ^ Il tema è discusso nel Mito di Er (Platone, La Repubblica, libro X) e nel Gorgia.