Guerra Boshin

Guerra Boshin
Samurai del clan Satsuma, alleati con la fazione imperiale ("Kangun") durante la guerra Boshin. Fotografia di Felice Beato.
Data27 gennaio 1868 – 27 giugno 1869
LuogoGiappone
EsitoFine del governo militare del Bakufu
Reintegrazione dell'Imperatore Meiji
Schieramenti
Comandanti
Governante: imperatore Meiji
Comandante in capo: Saigō Takamori
Esercito: Kiyotaka Kuroda
Bakufu:
Governante: Tokugawa Keiki
Esercito: Katsu Kaishu
Marina: Enomoto Takeaki

Repubblica di Ezo:
Presidente:Enomoto Takeaki
Comandante in capo: Otori Keisuke
Marina: Arai Ikunosuke
Effettivi
120.000 uomini150.000 uomini
Perdite
Circa 1.125 morti e feritiCirca 4.550+ morti, feriti e prigionieri
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La guerra Boshin (戊辰戦争?, Boshin Sensō, lett. "guerra dell'anno del drago") fu una guerra civile giapponese, combattuta tra il gennaio del 1868 ed il maggio del 1869, che vide contrapposti i sostenitori dello shogunato Tokugawa da un lato ed i fautori della restaurazione dell'autorità regia sul suolo nazionale dell'imperatore Meiji dall'altro[1].

Il casus belli fu la dichiarazione imperiale di abolizione del bicentenario governo dello shogunato per l'imposizione del governo diretto della corte imperiale. L'andamento della guerra volse rapidamente a favore della più piccola, ma relativamente modernizzata, fazione imperiale e, dopo una serie di battaglie sull'isola principale di Honshū che culminarono nella resa di Edo, i resti delle forze dei Tokugawa si ritirarono nell'Hokkaidō, dove proclamarono l'unica repubblica nella storia del Giappone: la Repubblica di Ezo. Con la battaglia navale di Hakodate, anche gli ultimi lealisti dei Tokugawa furono sconfitti, lasciando tutto il Giappone sotto il controllo della corte imperiale e completando così la fase militare della Restaurazione Meiji.

Il conflitto mobilitò circa 120.000 uomini e causò circa 3.500 vittime[2]. Quando ebbe termine, la vittoriosa fazione imperiale abbandonò il precetto neo-confuciano del sonnō jōi (尊皇攘夷, "riverire il tennō, espellere i barbari"), precedentemente proclamato dall'imperatore, scegliendo bensì d'adottare una politica di continua modernizzazione del paese, con l'intento inoltre di giungere ad una rinegoziazione dei trattati ineguali che le erano stati imposti dalle potenze straniere. Grazie all'insistenza di uno dei principali leader della fazione imperiale, Saigō Takamori, si mostrò clemenza verso i lealisti Tokugawa e molti dei leader della fazione dello shogunato ricevettero incarichi nel nuovo governo.

La guerra Boshin testimoniò l'avanzato stato di modernizzazione già raggiunto dal Giappone nei soli quattordici anni trascorsi dall'apertura delle frontiere con l'Occidente, l'alto grado di coinvolgimento delle nazioni occidentali (specialmente Regno Unito e Francia) negli affari interni della nazione e la restituzione del potere all'imperatore dopo secoli di dittatura militare degli shogun. Nei decenni successivi, la guerra fu romanticizzata dai giapponesi che giunsero a considerare la Restaurazione come una "rivoluzione pacifica", nonostante i morti causati.

  1. ^ 戊辰 (Boshin?) è la designazione del quinto anno del ciclo sessagneario nei calendari asiatici tradizionali. "Boshin" può essere tradotto correttamente come "Anno del dragone Yang della terra". Il conflitto ebbe inizio nell'ottobre del quarto anno dell'era Keiō, che divenne il primo anno dell'era Meiji, e terminò l'anno successivo.
  2. ^ Hagiwara, p. 50.