Incursione giapponese nell'Oceano Indiano parte della seconda guerra mondiale | |||
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Una squadriglia di caccia giapponesi A6M Zero pronta al decollo dalla portaerei Zuikaku, durante l'incursione nell'Oceano Indiano (aprile 1942). | |||
Data | marzo - aprile 1942 | ||
Luogo | Oceano Indiano e isola di Ceylon | ||
Esito | Vittoria giapponese e ritirata della Eastern Fleet britannica | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
Effettivi | |||
Perdite | |||
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L'Incursione giapponese nell'Oceano Indiano fu portata nella prima decade dell'aprile 1942 dalla totalità della 1ª Flotta aerea del viceammiraglio Chūichi Nagumo (reduce dalla vittoria di Pearl Harbor) e da parte della 2ª Flotta del viceammiraglio Nobutake Kondō (che aveva il comando generale dell'operazione) nel Golfo del Bengala e contro l'isola di Ceylon, per affrontare e sconfiggere le deboli difese britanniche nella regione e in particolare distruggere le forze navali alleate raggruppate nella Eastern Fleet.
L'offensiva ottenne alcuni spettacolari successi, dimostrò la schiacciante superiorità delle forze aeree giapponesi della Marina Imperiale, scatenò grandi preoccupazioni nei comandi militari e anche nella dirigenza politica alleata, ma non si trasformò in una concreta offensiva strategica allo scopo di invadere l'India e cercare il collegamento con gli alleati dell'Asse nella regione del Mar Rosso e del Golfo Persico.
La flotta inglese e le difese di Ceylon vennero pesantemente sconfitte e la Eastern Fleet ripiegò addirittura sulla costa africana, ma già a metà aprile le portaerei di Nagumo abbandonarono l'Oceano Indiano e ritornarono nel Pacifico in vista di nuove operazioni contro la Flotta americana, perdendo forse una grande occasione di ottenere risultati strategici di grande importanza per l'esito della guerra.