Incursione giapponese nell'Oceano Indiano (1944)

Incursione giapponese nell'Oceano Indiano
parte del teatro dell'Oceano Indiano nella seconda guerra mondiale
L'incrociatore Aoba, ammiraglia della squadra giapponese autrice del raid
Data27 febbraio - 16 marzo 1944
LuogoOceano Indiano
Esitoinconclusivo
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
-3 incrociatori pesanti
Perdite
1 mercantile affondatonessuna
Voci di battaglie presenti su Wikipedia

L'incursione giapponese nell'Oceano Indiano del febbraio-marzo 1944 fu un episodio minore del teatro dell'Oceano Indiano nella seconda guerra mondiale.

Una squadra di tre incrociatori pesanti della Marina imperiale giapponese, agli ordini del contrammiraglio Naomasa Sakonju, lasciò la base di Singapore il 27 febbraio 1944 per condurre un'incursione contro i traffici navali degli Alleati nel bacino dell'oceano Indiano, cercando di replicare in piccolo i risultati dell'analoga incursione in forze del marzo-aprile 1942. L'operazione si concluse però con risultati militari insignificanti: le unità giapponesi incontrarono e affondarono un unico mercantile britannico, il Behar, prima di ritirarsi e rientrare alla base di Tanjung Priok per paura di incontrare forze nemiche superiori. I traffici navali degli Alleati non subirono che un leggero disturbo dall'incursione

Per ordine diretto di Sakonju, buona parte dei naufraghi del Behar, presi a bordo dell'incrociatore Tone, vennero decapitati dai giapponesi la notte del 18 marzo, un massacro costato la vita a quasi 100 persone. Nel dopoguerra Sakonju venne arrestato dalle autorità britanniche, processato per crimini di guerra e giustiziato.