Per ingegneria della superficie si intende l'insieme di tecniche e conoscenze che permettono la modifica e il trattamento della superficie o della regione limitrofa di un materiale per permettere alla stessa di svolgere determinate funzioni che, in genere, sono differenti da quelle desiderate per il bulk del materiale.[1]
La superficie di un materiale è la regione che lo separa dall'ambiente in cui questo viene utilizzato ed è caratterizzata dall'avere un contenuto energetico differente rispetto al bulk del materiale nonché, in alcuni casi, da una diversa composizione chimica sia a causa dei processi di formatura e lavorazione sia per il contatto con l'ambiente.
Lo scopo di questa disciplina, quindi, è quello di manipolare una data superficie per migliorare la sua funzionalità: si vogliono ottenere determinate proprietà superficiali in modo tale, ad esempio, da aumentare la durabilità dell'oggetto, permetterne l'utilizzo in determinate condizioni e in generale migliorarne le prestazioni garantendo al tempo stesso l'efficienza dei costi. Essa può venire anche modificata per scopi puramente decorativi o per migliorarne l'aspetto estetico.
Il processo di funzionalizzazione o modifica di una superficie può venire effettuato in due modi: attraverso l'applicazione di coating al materiale di partenza oppure mediante una vera e propria modifica topologica della superficie stessa. In questo modo si possono controllare determinate proprietà chimiche e/o fisiche, ad esempio proprietà meccaniche, termiche, elettriche, ottiche e molte altre.