Italia romana | |||||
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L'Italia e le sue regiones al tempo di Augusto; oltre alle province di Sicilia e Sardinia et Corsica. | |||||
Informazioni generali | |||||
Nome ufficiale | (LA) Italia | ||||
Capoluogo | Roma (de iure: 753 a.C. - 476 d.C.); 1.000.000 abitanti (durante il principato di Augusto) | ||||
Altri capoluoghi |
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Dipendente da | Repubblica romana Impero romano Impero romano d'Occidente | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa |
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Evoluzione storica | |||||
Inizio | VII secolo a.C. | ||||
Causa | Conquiste avvenute durante l'età regia di Roma | ||||
Fine | 476 d.C. | ||||
Causa | Caduta dell'Impero romano d'Occidente | ||||
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Cartografia | |||||
L'Italia all'interno dell'Impero romano (in rosso), circondata dalle province (in rosa). |
L'Italia (latino: Italia), nella sua interezza peninsulare, costituiva la terra patria degli antichi romani e il territorio metropolitano dell'impero di Roma; come tale, e in quanto estensione dall'Ager Romanus, differiva dalle province.[1][2][3] Aveva uno status giuridico unico e distinto da quello di qualsiasi altro territorio al di fuori di essa. Anche a seguito della sua articolazione in province in epoca tardo-antica mantenne uno status che le valse l'appellativo, datole dai glossatori del Corpus Iuris Civilis, di Domina Provinciarum ("Sovrana delle Province").[4][5][6] Essa rappresentava la patria ancestrale e il suolo natio della civiltà romana, nonché, giuridicamente, l'assoluto centro amministrativo, economico, culturale e politico della Repubblica (a partire dalla metà del III secolo a.C.) e dell'Impero in età classica;[7][8][9][10][11] facendo sì che la penisola fosse conosciuta anche - soprattutto in relazione ai primi secoli di stabilità imperiale - come Rectrix Mundi ("Governatrice del Mondo")[12][13] ed Omnium Terrarum Parens ("Genitrice di Tutte le Terre").[14][15]
L'unificazione delle popolazioni italiche in un'unica entità geografica, culturale e politica, identificabile con la parte peninsulare dell'attuale Italia, richiese a Roma una serie di lunghe e difficili guerre di conquista, di colonizzazioni e di alleanze.[3] Le tappe principali furono la conquista del primato sul Latium vetus durante l'intera epoca regia e poi l'assoggettamento, l'assimilazione e la federazione della penisola dai fiumi Arno e Rubicone allo stretto di Messina durante il primo periodo repubblicano (fino al 264 a.C.). Roma procedette poi a sottomettere i territori celti a nord degli Appennini grazie alla conquista della Gallia Cisalpina (225-200 a.C.), per poi assoggettare le limitrofe popolazioni di Veneti (a nord-est) e Liguri (a nord-ovest), fino a raggiungere la base delle Alpi.[16] Parallelamente, il nome d'Italia si estese gradualmente dalla moderna Calabria, suo luogo d'origine, verso il nord, fino a giungere alle Alpi, designando in tale modo l'intera penisola italiana e, posteriormente, a partire da Diocleziano (dopo il 292 d.C.), anche le vicine grandi isole mediterranee (le ex province repubblicane di Sicilia e Sardinia et Corsica, costituenti entrambe anche le prime e più antiche province romane), portando così l'Italia a comprendere amministrativamente l'intera regione geografica italiana.[5]
L'Italia romana era un territorio vasto e contrassegnato da una notevole varietà culturale e sociale che, pur conservando forti particolarismi locali, subì, sin dalla metà della Repubblica romana, un processo di unificazione sotto un unico regime giuridico. In epoca repubblicana, il territorio romano della penisola italiana si articolava in municipi e colonie di cittadini di pieno diritto, in colonie di diritto latino e in comunità federate di socii (alleati), i quali ottennero tutti la piena cittadinanza romana in seguito alla guerra sociale. Si stima che, all'inizio del VI secolo a.C., nell'Italia peninsulare vivessero all'incirca 3 milioni di abitanti, saliti a 5 milioni nell'Italia augustea del 14 d.C., dato che non comprende gli schiavi e gli stranieri (peregrini) presenti nella penisola (il cui numero avrebbe potuto far salire la popolazione totale a circa 8 milioni), ma solo i cittadini di pieno diritto.[17]
A partire dalla tarda età repubblicana e durante tutto il successivo Impero, gli abitanti liberi della penisola erano tutti cittadini romani (facendo dell'Italia anche l'unico territorio all'interno del mondo romano i cui abitanti erano esclusivamente cittadini romani di pieno diritto, almeno fino alla Constitutio Antoniniana del 212 d.C., quando la cittadinanza romana venne elargita uniformemente nei territori provinciali), i quali erano esenti da diversi tipi di imposte, come quelle fondiarie e sulla proprietà privata (ad esempio, il tributum soli e il tributum capitis), riservate invece agli abitanti (cittadini e non) dei territori provinciali, che erano considerati proprietà del popolo romano: tale prerogativa andava riconosciuta attraverso il pagamento di queste imposte.[3] Relazionato allo status unico dell'Italia era anche lo Ius Italicum, consistente nell'onorificenza che poteva essere conferita, in casi eccezionali, a determinati centri abitati (colonie e municipi) situati nelle province, ai quali, in seguito al riconoscimento di tale privilegio, veniva concessa la finzione giuridica di trovarsi in suolo italico, venendo quindi esentati da tutte le comuni imposte provinciali, come se fossero italici o se la loro comunità fosse situata in Italia.[18]
Durante il principato di Augusto, l'Italia venne ulteriormente privilegiata; la sua suddivisione in undici regiones (Latium et Campania; Apulia et Calabria; Lucania et Bruttii; Samnium; Etruria; Picenum; Umbria; Aemilia; Venetia et Histria; Liguria; Transpadana) evidenziava la sua unicità all'interno del panorama imperiale. Da un punto di vista urbanistico e in riferimento alla costruzione di infrastrutture, Augusto fece costruire in Italia una fitta rete stradale e abbellì le città della penisola dotandole di numerose strutture pubbliche, come fori, templi, anfiteatri, teatri e terme. Il capoluogo dell'Italia romana fu Roma, che sotto Augusto raggiunse il milione di abitanti,[19] e che lo restò de iure anche quando le città di riferimento della penisola diventarono Mediolanum e Ravenna, che assunsero il ruolo di capitali dell'Impero romano d'Occidente de facto, rispettivamente, dal 286 al 402 e dal 402 al 476. L'Italia, e con essa la stessa Roma, andò tuttavia perdendo la propria condizione di privilegio rispetto alle province sul finire del III secolo, in seguito alla sostanziale parificazione politica di tutti i territori dell'Impero: simbolica fu l'istituzione da parte di Diocleziano della Diocesi d'Italia,[20] da Costantino suddivisa in Italia Suburbicaria e Italia Annonaria. L'Italia romana ebbe termine nel 476 d.C., con la caduta dell'Impero romano d'Occidente.[21][22]