Jean Bodin (Angers, 1529 – Laon, 1596) è stato un filosofo, economista e giurista francese che ha influenzato la storia intellettuale dell'Europa con le sue teorie economiche e i principi del "buon governo" esposti nei suoi libri.
Con maggior proprietà può dirsi che il Bodin si dedicò alla filosofia politica toccando tuttavia anche temi giuridici. E, proprio nell'opera giuridica, Bodin fu seguace dell'umanesimo giuridico rifacendosi alla teoria di François de Connan (1508–1551), impegnandosi a razionalizzare il diritto romano in modo che apparisse come un diritto universale positivamente attuato.[1]
La sua opera più celebre, I sei libri della Repubblica, è stata eguagliata quanto a diffusione solamente da Lo spirito delle leggi di Montesquieu. Nell'economia politica, osservò i rischi relativi all'inflazione e elaborò la teoria quantitativa della moneta durante una controversia con Monsieur de Malestroit. Infine, stabilì un metodo comparativo nel diritto e nella storia, arricchendo i lavori di Grozio e Pufendorf.
Con i suoi Sei libri, fu uno dei primi autori a teorizzare il concetto moderno di «sovranità», da cui successivamente Thomas Hobbes e John Locke trarranno ispirazione. Pose anche le basi teoriche della monarchia assoluta e le nozioni giuridiche relative alla sovranità degli Stati. Per l'influenza sul cardinale Richelieu e sui suoi giuristi, Bodin può essere considerato in una certa misura uno dei fondatori dell'assolutismo francese. Tra gli altri suoi contributi figurano anche una descrizione quadro di quelle che dovrebbero essere le attribuzioni dei giudici e dell'amministrazione nonché la distinzione fondamentale tra stato e governo.
Di mentalità moderna per certi versi, Bodin tuttavia rischia di sconcertare i lettori odierni, sia con il suo trattato di filosofia della natura, in cui attribuì una grande rilevanza all'aritmologia e all'astrologia, sia e soprattutto con quello sulla demonologia in cui sosteneva la necessità della repressione della stregoneria. Mentre le guerre di religione devastavano la Francia, fu un fautore della tolleranza, soprattutto attraverso una coraggiosa opposizione ad una raccolta fondi reale per finanziare la guerra contro gli ugonotti. Ribadì più volte la tolleranza nei suoi scritti ed in particolar modo nel Colloquium heptaplomeres, in cui fa dialogare sette saggi di diverse fedi.