I kanji (漢字?, kanji, "caratteri han", cioè "caratteri cinesi" o sinogrammi) sono i caratteri di origine cinese usati nella scrittura giapponese in congiunzione con i sillabari hiragana e katakana.
I kanji sono parole monosillabiche, le più vecchie delle quali, risalgono al 14o-11o secolo a.C. Dalla Cina si propagarono in tutta la zona culturale che comprende il Giappone, la Corea e il Vietnam.[1]
Si ritiene che in Giappone arrivarono nel 1o secolo d.C. e si diffusero in seguito con l'introduzione del buddismo, taoismo e confucianesimo. Inizialmente i giapponesi usarono la lettura cinese (pronuncia on) ma in seguito vi sovrapposero come lettura il termine giapponese di significato corrispondente all'ideogramma cinese (pronuncia kun). In Giappone un solo ideogramma può avere così due o più pronunce.[1]
I kanji sono suddivisi in sei categorie, di cui circa il 90 per cento appartiene alia categoria “keisei” (ideogrammi formati da un elemento fonetico e da un elemento semantico). In seguito i giapponesi stessi, seguendo il sistema keisei, hanno creato nuovi ideogrammi chiamati “kokiuji” (ideogrammi nazionali). Ci sono più di 50.000 kanji dei quali 2.000 sono i fondamentali.[1]