Khanato Chagatai | |
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Bandiera raffigurata nell'Atlante catalano del 1375
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Khanato di Chagatai |
Nome ufficiale | Чагатай улус (Čagataj ulus) |
Lingue ufficiali | mongolo,[1] chagatai[2][3] |
Capitale | Almalik (fino al 1363), Qarshi (dal 1364) |
Politica | |
Forma di Stato | Khanato |
Organi deliberativi | Kuriltai |
Nascita | 1225 con Chagatai |
Causa | Frammentazione dell'Impero mongolo |
Fine | 1687 (1368 Invasione di Tamerlano) |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Turkestan |
Massima estensione | 3 500 000[4][5] nel 1310-1350 circa |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Sciamanesimo, Tengrismo, Buddismo |
Il Khanato Chagatai al suo apogeo nel 1300 d.C. | |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Impero mongolo |
Succeduto da | Impero timuride, dominio di Apak Khoja |
Il Khanato Chagatai (mongolo Чагатай улус, Čagataj ulus)[6] è stato un khanato dell'impero mongolo, più tardi turchizzato,[7][8] che comprendeva le terre governate da Chagatai Khan (alternativa ortografica Čagataj, Djagatai, Chagata, Chugta, Chagta, Jagatai), secondo figlio dell'imperatore mongolo Gengis Khan, e dai suoi discendenti. Inizialmente era considerato parte dell'Impero mongolo, ma in seguito divenne del tutto indipendente.
Il Khanato era composto da quella parte dell'impero mongolo che si estendeva dal fiume Ili (oggi in Kazakistan orientale) passando per la Kashgaria (nel Bacino del Tarim occidentale) e per la Transoxiana (il moderno Uzbekistan); dall'Amu Darya, a sud del lago di Aral, fino ai monti Altaj, ai confini tra l'odierna Cina e la Mongolia[9].
Il khanato rimase essenzialmente tale dal 1220 fino alla fine del XVII secolo, benché la metà occidentale fosse stata conquistata da Tamerlano intorno al 1360. La metà orientale rimase ai successori di Djagatai che furono a volte alleati e a volte in guerra con i timuridi. Nel XVII secolo infine, il resto del khanato Chagatai cadde sotto il dominio teocratico di Apak Khoja e dei suoi discendenti.
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Fisher 1968 p. 43