Lacaille 9352 | |
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Classificazione | nana rossa |
Classe spettrale | M1V[1] |
Distanza dal Sole | 10,7 anni luce |
Costellazione | Pesce Australe |
Coordinate | |
(all'epoca J2000) | |
Ascensione retta | 23h 5m 52s |
Declinazione | −35° 51′ 11″ |
Dati fisici | |
Raggio medio | 0,47 R⊙ |
Massa | |
Temperatura superficiale | |
Luminosità | |
Indice di colore (B-V) | 1,49 |
Metallicità | 87% rispetto al Sole[1] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | 7,34 |
Magnitudine ass. | 9,75 |
Parallasse | 303,64 ± 0,87 mas |
Moto proprio | AR: 6767,26 mas/anno Dec: 1326,66 mas/anno |
Velocità radiale | +9,5 km/s |
Nomenclature alternative | |
Lacaille 9352 (Gliese 887) è una stella nella costellazione del Pesce Australe, di magnitudine 7,34. Si tratta di una nana rossa ed è tra le stelle più vicine alla Terra, tuttavia, pur essendo la nana rossa più luminosa del cielo notturno[2], è troppo debole per essere vista a occhio nudo. È localizzata a poco meno di 11 anni luce dal Sole, nella costellazione del Pesce Australe, a sud-est di β e a sud-ovest di γ e δ Piscis Austrini. Fu menzionata per la prima volta dal Nicolas Louis de Lacaille.
È una nana rossa di tipo spettrale M0,5V (o M2V, secondo altre fonti). Sia la massa che il raggio risultano circa la metà di quelli solari, mentre la luminosità è circa un centesimo. La metallicità è un po' più bassa di quella del Sole ([Fe/H] = −0,06, circa l'87%). Con un moto proprio di 6,9 secondi d'arco all'anno, è la quarta stella con il più alto moto proprio del cielo.
Una ricerca effettuata con il Telescopio spaziale Hubble nel 2000 non aveva dato evidenza dell'esistenza di eventuali oggetti substellari orbitanti attorno alla stella[3].
La bassa luminosità, la piccola massa dell'astro e la lieve attività magnetica della stella hanno indotto in un primo momento gli studiosi a ritenere che il sistema fosse un buon candidato per la ricerca di pianeti potenzialmente abitabili; in un ciclo completo del telescopio TESS della durata di 27 giorni di monitoraggio ottico, la stella non ha mostrato brillamenti rilevabili.[4] Tuttavia osservazioni di archivio del 2015 effettuate con il telescopio Hubble in luce ultravioletta avrebbero evidenziato potenti bagliori, generalmente associati a espulsioni di massa coronale, tali da investire i pianeti vicini con una pioggia di radiazioni che avrebbe completamente eroso una eventuale atmosfera presente sui pianeti già da diverso tempo.[5]