Lauda Sion Salvatorem

San Tommaso d'Aquino, mistico dell'Eucaristia, compone l'inno eucaristico "Lauda Sion" ispirato dagli Angeli, Guercino, Bologna, 1662

La sequenza Lauda Sion Salvatorem è una preghiera della tradizione cattolica. È l'incipit della sequenza della solennità del Corpus Domini. In essa, dopo la lode all'Eucaristia, viene espresso il dogma della transustanziazione e spiegata la Presenza reale di Cristo in ognuna delle due specie eucaristiche, come codificati dal IV Concilio Lateranense in una forma comprensibile e memorabile. I versi in questione sono Dogma datur Christiánis, / quod in carnem transit panis, / et vinum in sánguinem.[1]

L'autore è san Tommaso d'Aquino, che la compose attorno al 1264, su richiesta di papa Urbano IV nel contesto della Messa per la solennità del Corpus Domini. Nel 1679 la paternità dell'Aquinate fu posta in dubbio dai gesuiti, che generarono un'accesa discussione con i domenicani, i quali citavano la testimonianza di Tolomeo da Lucca, un contemporaneo di Tommaso.

Il Lauda Sion è formalmente riconducibile alla sequenza incrociata Laudes crucis di Adamo di San Vittore (1095-1160) ed è una delle cinque sequenze conservatesi dopo la drastica riduzione voluta dal Concilio di Trento, che viene recitata o cantata prima dell'Alleluia precedente il Vangelo nella Messa del Corpus Domini (facoltativamente dal 1970). In precedenza, era cantato nel giorno del Corpus Domini come sequenza tra il graduale Oculi omnium e il Vangelo del giorno[2], prima dell'Alleluia o come introito all'inizio della Messa.

Ne sono state tramandate più versioni, unificate solo nel Missale Romanum di San Pio V, risalente al 1570.[3]

È ritenuto uno dei vertici della poesia religiosa di ogni tempo, per profondità dottrinale e sapienza estetica.[4] Alcuni versi richiamano, quanto al contenuto ed alle espressioni utilizzate, l'inno Pange Lingua.

Spiega la dottrina del Santissimo Sacramento con precisione perfetta e in un latino puro e conciso.

La sequenza è nel settimo tono, ma tende all'ottavo tono inferiore in alcune strofe. Nel tardo Medioevo, il latino Lauda Sion veniva cantato alternativamente al tedesco Leise Gott sei gelobet und Gottesben (Dio sia lodato e benedetto). Il Lauda Sion è stato tradotto in musica da molti compositori, fra cui Orlando di Lasso, Pierluigi da Palestrina, Felix Mendelssohn, Federico Caudana e nel terzo movimento della sinfonia Mathis der Maler di Paul Hindemith (composta nel 1934).

Prima del Pietismo e dell'Illuminismo, come altri testi medievali quali Anima Christi e Membra Jesu Nostri, era comune anche nel Luteranesimo ed era cantata dal coro come canto di Comunione, anche in occasione del Giovedì santo.

Altri inni cattolici del Santissimo Sacramento sono: Ave verum corpus, Panis Angelicus, O salutaris Hostia, Tantum ergo (parte del Pange lingua).

  1. ^ Tiziana Di Iorio, La salute del christifidelis celiaco tra dieta gluten free e invalidità delle ostie quibus glutinum ablatum est (PDF), in Stato, Chiese e Pluralismo Confessionale, Università di Milano, novembre 2016, DOI:10.13130/1971-8543/4777, ISSN 1971-8543 (WC · ACNP), OCLC 7179535911. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato il 6 agosto 2019). Ospitato su archive.is.
  2. ^ s:en:A Dictionary of Music and Musicians/Lauda Sion
  3. ^ (EN) Peter Caban, On the History of the Solemnity of the Body and Blood of Christ (PDF), in Colloquia Theologica Ottoniana, n. 2, dicembre 2009, pp. 114-117, ISSN 1731-0555 (WC · ACNP), OCLC 8253703485. URL consultato il 6 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2020). Ospitato su archive.is. e record WorldCat.
  4. ^ Vedi ad esempio il giudizio dello studioso di poesia medievale dell'università di Cambridge F. J. E. Raby, citato in (EN) Mike Aquilina, Praying in the Presence of Our Lord: With St. Thomas Aquinas, Hutington, IN, 2002, pp. 29-30, ISBN 9780879739584, OCLC 50671076 (archiviato il 24 novembre 2018).