Le tre Grazie (Thorvaldsen)

Le tre Grazie
Le tre Grazie (1820-1823), marmo dal modello in gesso del 1817-1819. Copenaghen, Museo Thorvaldsen
AutoreBertel Thorvaldsen
DataVarie esecuzioni
Materialemarmo
UbicazioneVarie collocazioni

Le tre Grazie, o Le Grazie con Cupido, è un gruppo scultoreo in marmo realizzato dallo scultore Alberto Thorvaldsen (1770-1844) in diverse esecuzioni. L'esemplare scolpito nel 1820-1823 è esposto al Museo Thorvaldsen di Copenaghen in Danimarca. Il soggetto mitologico delle Grazie ricorre nella produzione scultorea di Thorvaldsen nell’arco di tutta la vita; a cominciare dalla prima realizzazione del 1804, lo scultore ritorna sul tema nel 1817, nel 1819, nel 1821 e, ormai in età avanzata, con il gesso conservato all’Accademia di San Luca di Roma, nel 1842.[1] Nei successivi riaccostamenti al tema delle Grazie, già affrontato dal Canova nel 1812-1816, Thorvaldsen opera diverse modifiche all'opera iniziale: nella realizzazione del gesso del 1817 appare l'elemento di Cupido con la lira confermato nel marmo del 1820-1823 e conservato a Copenaghen; nel gesso del 1842 si aggiunge una freccia tenuta da una delle Grazie e la cui punta viene saggiata da una compagna e viene modificata la distanza fra i personaggi e l'inclinazione delle teste, forse a rispettare i canoni che il critico d'arte tedesco Anton Raphael Mengs aveva teorizzato per i gruppi scultorei, per i quali è necessaria la forma piramidale.[2] Le varianti apportate a questo gesso venivano spiegate dal Thorvaldsen stesso con le seguenti parole:[3]

«Vedete questo gruppo [...] allorchè lo feci la prima volta molti anni sono mi pareva che stasse bene: ma ora dopo di avere eseguito molte altre opere, venendo ad acquistare anche maggiori cognizioni, ho veduto che si poteva far meglio. Quindi senza mutar l’insieme della rappresentanza cambiai il movimento di questo e di quell’altro braccio, diedi altra mossa a questa ed a quell’altra gamba, vi aggiunsi quel puttino, e vi feci molte altre variazioni, colle quali venni a dare certamente miglior aggruppamento alle tre figure e maggior grazia a ciascuna di esse.»

L'opera, nonostante la grande fama di Thorvaldsen presso i suoi contemporanei, non raccolse unanimi lodi dalla critica; nel 1874, a trent'anni dalla morte dello scultore, scriveva il critico d'arte francese Eugenio Plon nel suo saggio su Thorvaldsen:[4]

«Il Thorvaldsen ci sembra meno felicemente ispirato nel suo gruppo delle Tre Grazie. Il tipo di bellezza femminina adottato da lui non è quello che i Greci avevano quasi sempre scelto nella natura, e che mostra un corpo potente insieme e delicato. Sforzandosi d’idealizzare le sue figure, 1’ artista ha finito col renderle troppo gracili. La fisonomia esprime l’ innocenza della gioventù, ed il seno virgineo si termina in una estremità di una delicatezza somma; ma i contorni poco sviluppati dalla parte interna del corpo danno qualche rigidità all’ insieme, il cui profilo si disegna in linee quasi angolose. Per osservare il precetto del Mengs che assegna ai gruppi la forma piramidale, l’artista ha dovuto inclinare il capo ed il torso di due delle sue figure, la terza al contrario si tiene ritta ed ha qualche durezza nel suo atteggiamento. Le tre sorelle si presentano di faccia l’ una, le due altre di profilo; nessuna è veduta dal dorso. Quell’ ordinamento non ha permesso all’artista d’incantare gli sguardi col mostrare simultaneamente il corpo femminino sotto tutti gli aspetti suoi..»

Il gruppo esposto a Copenaghen, a dimensione naturale, è composto da tre figure simboleggianti le Grazie rappresentate da tre giovani donne nude ritte all'impiedi: la figura centrale, in posizione frontale, è affiancata dalle altre due che abbraccia morbidamente all'altezza della vita; la figura di destra ha il viso rivolto verso la prima e le tiene il mento delicatamente sollevato con il dito indice della mano sinistra. Le tre figure sono caratterizzate da una complessa acconciatura a trecce e chignon; la figura centrale ha la fronte cinta da un sottile nastro. La veste della figura di destra è appoggiata con ampi drappeggi su un cippo ai suoi piedi. Seduto a terra fra la figura centrale e quella di sinistra si trova Amore o Cupido, che regge una lira rappresentato in figura di puttino nudo con i lunghi capelli a boccoli che ricadono sulle spalle.

  1. ^ Le tre Grazie, su Accademia Nazionale di San Luca, https://www.accademiasanluca.eu (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2019).
  2. ^ Plon.
  3. ^ Canina, Luigi prof., Discorso del prof. Luigi Canina (PDF), a cura di Accademia di San Luca, Roma, giugno 1844, pp. 15-16.
  4. ^ Plon, p. 214.