«Nouem figure indorum he sunt 987654321
Cvm his itaque nouem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice zephirum appellatur, scribitur quilibet numerus, ut inferius demonstratur.»
(IT)
«Le nove cifre degli indiani sono queste 987654321
Con tali nove figure, e con il simbolo 0, che gli arabi chiamano zefiro, qualsiasi numero può essere scritto, come sarà dimostrato più avanti.»
Il Liber abbaci è un ponderoso trattato di aritmetica e algebra con il quale, all'inizio del XIII secolo, Fibonacci ha introdotto in Europa il sistema numerico decimale indo-arabico e i principali metodi di calcolo a esso relativi. Il libro non tratta l'utilizzo dell'abaco, sicché il suo titolo può essere tradotto in Libro del calcolo: dato che abaco per i Greci, i Romani e i maestri d'abaco dei secoli precedenti era uno strumento di calcolo, secondo alcuni studiosi il titolo non sarebbe autoriale, per quanto non vi siano dubbi che il Fibonacci abbia in effetti riservato questa denominazione all'aritmetica-algebra applicativa in genere[2].
Su questo trattato, per oltre tre secoli, si formeranno maestri e allievi della scuola toscana[3]. L'equilibrio fra teoria e pratica era di fatto raggiunto. Fibonacci dice: «Ho dimostrato con prove certe quasi tutto quello che ho trattato»[4].
Quando Fibonacci scrisse il trattato, in Europa gli scritti di matematica avanzata erano quasi del tutto inesistenti, a parte le traduzioni delle opere classiche (gli Elementi di Euclide, per esempio[5]), che però erano ancora molto poco diffuse, e i cosiddetti Algorismi, scritti di aritmetica latina che prendevano il nome dal matematico al-Khwarizmi[6]. Fibonacci compì un'operazione unica, diversa da quelle degli Arabi, se non per l'originalità certo per la mole.
La prima edizione a stampa del Liber abbaci è stata curata da Baldassarre Boncompagni Ludovisi nel 1857, che si basò su un manoscritto del XIV secolo recante al suo interno una versione databile al 1228.[7]
^(EN) Giuseppe Germano, "New Editorial Perspectives on Fibonacci's Liber Abaci", in «Reti Medievali Rivista» 14/2, 2013, p. 157.
^N. Ambrosetti, L'eredità arabo-islamica nelle scienze e nelle arti del calcolo dell'Europa medievale, Milano, LED, 2008, p. 220: «L'opera è interessante fin dal titolo: come si vede, la parola abaco ha perso gradualmente, ma inesorabilmente il suo significato di strumento di calcolo per assumere quello di "aritmetica basata sull'uso delle figure indiane".»
^E. Ulivi, Su Leonardo Fibonacci e sui maestri d’abaco pisani dei secoli XIII-XV, in «Bollettino di Storia delle Scienze Matematiche» 31/2, 2011, pp. 247-288.
^N. Ambrosetti, L'eredità arabo-islamica nelle scienze e nelle arti del calcolo dell'Europa medievale, Milano, LED, 2008, pp. 216-217.
^M. Folkerts, The development of mathematics in Medieval Europe: the Arabs, Euclid, Regiomontanus, Aldershot, Ashgate Variorum, 2006.
^Si tratta del Dixit Algorizmi, del Liber ysagogarum Alchorismi, del Liber Alchorismi de pratica arismetice e del Liber pulveris. Cfr. A. Allard, Le calcul indien (Algorismus). Histoire des textes, édition critique, traduction et commentaire des plus anciennes versions latines remaniées du XII siècle, Paris, Peeters, 1992.
^Si tratta del Codice Magliabechiano C. 1, 2616, realizzato nel XIV secolo ma filologicamente risalente alla versione del 1228: B. Boncompagni Ludovisi, Il Liber abbaci di Leonardo Pisano pubblicato secondo la lezione del codice Magliabechiano C. I. 2616, Badia Fiorentina, n° 73, in Id., Scritti di Leonardo Pisano, matematico del secolo decimoterzo, I, Roma, Tipografia delle scienze matematiche e fisiche, 1857.