Le licenze Creative Commons (a cui ci si può riferire anche come le Creative Commons[1]) sono delle licenze di diritto d'autore, e si possono applicare a qualsiasi opera da esso tutelata. Una licenza Creative Commons è un contratto ed il presupposto fondamentale per poterla utilizzare è di essere titolari di tutti i diritti o di avere una esplicita autorizzazione/richiesta dal titolare dei diritti (ad esempio l'editore). L’autore, in un modo semplice e standardizzato, può utilizzare le licenze CC (Creative Common) nel momento in cui vuole concedere ad altri il diritto di usare o modificare un’opera che lui stesso (l’autore) ha creato. CC permette all'autore di scegliere le modalità di utilizzo (per esempio può permettere solo un uso non commerciale di una determinata opera) e protegge le persone che usano o diffondono un’opera di altri dalla preoccupazione di infrangere il diritto d’autore, purché siano rispettate le condizioni specificate dall'autore stesso nella licenza.[2][3][4][5]
Vi sono diversi tipi di Creative Commons. Le licenze differiscono per numerose combinazioni che condizionano i termini per la loro distribuzione. Furono inizialmente messe in rete il 16 dicembre 2002 da Creative Commons (CC), un'organizzazione non a scopo di lucro statunitense fondata nel 2001 da Lawrence Lessig, professore di diritto all'Harvard University.
Queste licenze si ispirano al modello copyleft già diffuso negli anni precedenti in ambito informatico e possono essere applicate a tutti i tipi di opere dell'ingegno. In sostanza rappresentano una via di mezzo tra copyright completo (full-copyright) e pubblico dominio (public domain): da una parte la protezione totale realizzata dal modello all rights reserved ("tutti i diritti riservati") e dall'altra no rights reserved ("assenza totale di diritti"), basandosi dunque sul concetto some rights reserved ("alcuni diritti riservati"): in questo senso è quindi l'autore di un'opera che decide quali diritti riservarsi e quali concedere liberamente.