Gallico † | |
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Altri nomi | Celtico transalpino, gallico transalpino |
Parlato in | ampie aree dell'Europa centrale e occidentale |
Periodo | VI secolo a.C. (incerto) - VI secolo |
Locutori | |
Classifica | estinta |
Altre informazioni | |
Scrittura | Alfabeto etrusco, alfabeto italico, alfabeto greco, alfabeto latino[1] |
Tipo | SVO (ordine non obbligatorio, lingua non configurazionale)[2][3], flessiva, nominativo-accusativa |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue celtiche Lingue celtiche continentali Lingua gallica |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | cel
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ISO 639-3 | xtg (EN)
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Linguist List | gaul (EN)
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Glottolog | tran1289 (EN)
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Estensione del gallico durante l'Età del ferro, dopo essersi scisso dalla compagine del celtico comune, e nel corso del periodo romano | |
La lingua gallica, chiamata anche, più semplicemente, gallico, è una lingua celtica estinta, un tempo parlata nelle antiche Gallie (corrispondenti oggigiorno a Francia, Italia nord-occidentale, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Germania centro-occidentale e Paesi Bassi meridionali) dal popolo celtico dei Galli; tuttavia, la diffusione capillare del latino volgare compiutasi durante il periodo del Tardo Impero romano finì per scalzarne lo status di prima lingua della maggior parte della popolazione locale, decretandone la scomparsa tra il V secolo e il VI secolo.
Insieme con il celtiberico, parlato nella penisola iberica, e il leponzio, diffuso nella porzione nord-occidentale della Pianura Padana, il gallico è parte del celtico continentale, una suddivisione della famiglia celtica tracciata su base geografica e contrapposta al celtico insulare. Ciononostante, le relazioni linguistiche all'interno del gruppo continentale, tra questo e il ramo insulare, e tra i due sottoinsiemi e la lingua progenitrice non sono ben chiare e sono oggetto di dibattito accademico. Oltre al fatto di essere parafileticamente raggruppato con queste due lingue, questo idioma, in un senso più ampio, può arrivare a comprendere anche il cosiddetto gallico cisalpino, inquantificate varietà di celtico parlate in buona parte dell'Europa centrale e dei Balcani (Pannonia) e solitamente raggruppate nel norico, e il galato della penisola anatolica, considerabili, per somiglianze strutturali e contingenze storico-geografiche, filiazioni dialettali del gallico dovute all'espansione celtica del IV e del III secolo a.C.;[2] infine, l'appartenenza al diasistema gallico del lepontico, lingua più anticamente attestata e con caratteri divergenti dal gallico, non è pacifica ma è stata talvolta postulata.[4]
Questa lingua ci è nota grazie a diverse centinaia di iscrizioni (circa ottocento), spesso frammentarie e a volte non ben conservate o leggibili, realizzate su pietra, su vasi di ceramica e altri manufatti, su monete coniate e talvolta su metallo (generalmente piombo, facilmente incidibile, ma in un caso zinco). Queste si trovano in tutta la Gallia romana (di più recente e più antica conquista, ma anche nell'Italia settentrionale), tuttavia la loro distribuzione varia sensibilmente nel tempo e nello spazio.[5] Le epigrafi galliche consistono principalmente di calendari, resoconti di vasellame e altre merci, monumenti e lapidi funebri (epitaffi), brevi dediche a divinità, iscrizioni su monete, dichiarazioni di proprietà e attestati legali, ma constano anche di altre tipologie di testi, come quelle che sembrano essere tavolette di maledizione.
I caratteri con cui veniva trascritto e tramandato il gallico appartengono a diversi alfabeti, variamente utilizzati a seconda dell'area geografica o delle mutate condizioni storiche: in un primo momento, nella Gallia meridionale veniva usato l'alfabeto greco, importato dalla vicina Massalia, mentre nella Gallia Cisalpina si usava una variante dell'alfabeto italico; in seguito alla conquista romana di queste regioni, l'alfabeto latino divenne la scrittura predominante.