Malattia infiammatoria pelvica | |
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Il disegno mostra i siti più comuni della malattia infiammatoria pelvica | |
Specialità | ginecologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
MeSH | D000292 |
MedlinePlus | 000888 |
eMedicine | 256448 |
La malattia infiammatoria pelvica (in inglese Pelvic Inflammatory Disease, PID) è una infezione della parte superiore del sistema riproduttivo femminile, vale a dire dell'utero, delle tube di Falloppio e delle ovaie, all'interno del bacino.[1][2] Spesso si presenta senza alcun sintomo evidente.[3] I segni e i sintomi, quando si presentano possono includere dolore addominale inferiore, perdite vaginali, febbre, minzione con sensazione di bruciore, rapporti sessuali dolorosi e mestruazioni irregolari.[3] La condizione, se non trattata, può portare a complicazioni a lungo termine tra cui infertilità, gravidanza ectopica, dolore pelvico cronico e il cancro.[2][4][5]
La malattia è causata dalla diffusione dei batteri nella vagina e nella cervice.[6] Infezioni da Chlamydia trachomatis o Neisseria gonorrhoeae sono presenti dal 75% al 90% dei casi. Spesso sono coinvolti più batteri diversi.[2] In assenza di un trattamento, circa il 10% di quelli con una infezione da clamidia e il 40% di quelli con una infezione da gonorrea svilupperà una malattia infiammatoria pelvica.[2][7] I fattori di rischio sono simili, in generale, a quelli delle infezioni sessualmente trasmesse e includono un numero elevato di partner sessuali e l'uso di droghe. Le lavande vaginali possono aumentare anch'esse il rischio. Tipicamente la diagnosi si basa sulla presentazione dei segni e dei sintomi. Si raccomanda che la malattia possa essere considerata in tutte le donne in età fertile che hanno dolori al basso addome. Una diagnosi definitiva può essere formulata trovando del pus nelle tube di Falloppio, durante un intervento chirurgico. L'ecografia può anche essere utile nella diagnosi.[2]
La prevenzione per la malattia include non avere rapporti sessuali o avere un ristretto numero di partner e fare uso dei preservativi.[8] Lo screening delle donne a rischio di infezione da Chlamydia, seguito da un trattamento adeguato, diminuisce il rischio della malattia.[9] Se la diagnosi viene sospettata, si consiglia di procedere con un trattamento.[2] Il trattamento dovrebbe essere esteso anche i partner sessuali passati della donna.[10] In coloro con sintomi lievi o moderati, una singola iniezione dell'antibiotico ceftriaxone, seguito da due settimane di somministrazione di doxiciclina e, eventualmente, metronidazolo per via orale è comunemente raccomandato. Per coloro in cui non si nota un miglioramento dopo tre giorni o chi ha sperimentato una grave forma di infezione, la somministrazione per via endovenosa di antibiotici deve essere utilizzata.[11]
Nel 2008, a livello mondiale circa 106 milioni di casi di clamidia e 106 milioni di casi di gonorrea si sono verificati. Il numero di casi di malattia infiammatoria pelvica, tuttavia, non è chiaro.[10] Si stima che colpisca circa l'1,5% delle giovani donne ogni anno.[10] Secondo alcune stime, la condizione negli Stati Uniti interessa circa un milione di persone ogni anno.[12] A partire dal 1970, l'utilizzo di un tipo di dispositivo intrauterino (IUD), noto come lo scudo Dalkon ha portato ad un aumento dei tassi dell'infezione pelvica. Gli attuali IUD non sono associati a questo problema, dopo il primo mese di utilizzo.[2]
I processi infiammatori delle tube (salpingiti) e dell'ovaio (ovarite) vengono definiti annessiti: poiché in queste affezioni la flogosi si estende spesso anche al peritoneo, si parla di malattia infiammatoria pelvica.
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