Marduk

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Marduk, dio poliade di Babilonia, in una immagine proveniente da un sigillo cilindrico in lapislazzuli risalente al IX secolo a.C., e dedicato al dio dal re babilonese Marduk-zâkir-šumi (regno: c. 854-819 a.C.). Secondo l'iscrizione che accompagna il manufatto, esso doveva comporsi in oro ed essere appeso alla statua del dio posta nel tempio di Marduk, l'Esagila, a Babilonia. Fu rinvenuto nei resti di una casa di un artigiano di monili del periodo partico. Marduk è qui accompagnato dal serpente-drago con corna Mušhuššu (lett. "serpente terribile"). Con la mano sinistra regge il listello e la corda, strumenti della giustizia. Il suo corpo è adornato da simboli astrali.
Il nome Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di d amar.UD (o AMAR.UTU) nel probabile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole). Ma il nome con cui viene più frequentemente indicato tale dio in lingua accadica, e quindi assira e babilonese, è Bēl (bēlu; resa del sumerico: en), col significato di "Signore". Con il poema teogonico e cosmogonico dell'Enūma eliš, risalente al X secolo a.C. egli assurge a guida dell'intero Universo. Nella pietà religiosa babilonese egli possiede un ruolo preminente e fondamentale.
«O Marduk guerriero, la cui ira è (come) il diluvio,
ma il cui perdono è quello di un padre misericordioso.
Parlare senz'essere ascoltato mi ha privato del sonno,
gridare senz'avere risposta mi ha tormentato:
mi ha fatto svanire le forze del cuore,
mi ha incurvato come se fossi un vecchio.
O Marduk, grande signore, dio misericordioso,
gli uomini, per quanti essi sono,
chi li può comprendere nella loro realtà?
(Anche) tra i non negligenti, chi non si è (mai) reso colpevole? Chi è colui che comprende le vie di un dio?
Che io possa badare a non commettere colpe!
Che io possa incessantemente cercare le sedi della vita!
L'umanità è destinata dagli dèi ad operare nella maledizione,
a sostenere la mano divina (che pesa) sull'uomo.»
Particolare di un kudurru in calcare del re cassita Meli-Šipak II (XII sec. a.C.), raffigurante un serpente-drago con corna (Mušhuššu, lett. "Serpente terribile") e una vanga appuntita o una spada (marru), simboli del dio Marduk (conservata al Museo del Louvre di Parigi).

Marduk (dall'accadico; in cuneiforme: 𒀭𒀫𒌓 dAMAR.UTU; in sumero: amar utu.k, lett. "vitello del sole" o "vitello solare"; in greco antico: Μαρδοχαῖος?, Mardochàios;[1] in ebraico מְרֹדַךְ?, Mərōdaḵ o Merōḏaḵ), più diffusamente conosciuto nella letteratura religiosa babilonese come Bēl (lett. "signore") è, nella religione babilonese, il re degli dèi e divinità protettrice dell'antica città di Babilonia.

Dio civilizzatore, era considerato creatore dell'universo e dell'ordine civile, generato a partire dal caos primordiale (attraverso la sconfitta della dea Tiāmat);[2] nella mitologia babilonese Marduk era una divinità polioftalmica (gli erano attribuiti quattro occhi[3]), determinava i destini degli uomini, guidava i re nelle cerimonie importanti, era misericordioso, possedeva facoltà magiche e presiedeva agli esorcismi.[2]

Il dio babilonese Marduk è attestato già in antiche fonti sumeriche (ad esempio nella Lista degli dèi rinvenuta ad Abu Salabikh) nella forma di damar.UD (o AMAR.UTU) nel possibile significato di "Giovane toro del dio Sole" o "Giovane discendente del dio Sole", il segno AMAR può indicare infatti ambedue i significati, mentre UD/UTU sta a significare il dio Sole. Successivamente, quando Babilonia divenne il centro politico della valle dell'Eufrate durante l'era di Hammurabi (II millennio a.C.), tale figura divina cominciò ad acquisire maggiore importanza all'interno del pantheon babilonese, posizione consolidata nella seconda metà del II millennio a.C. e infine glorificata in qualità di re degli dèi nel poema religioso babilonese Enūma eliš, finendo per caratterizzare questi dèi come aspetti della sua persona[4].

Viene simboleggiato dal pianeta Giove ed il numero ad esso dedicato è il 50, attribuito precedentemente ad Enlil, di cui ormai fa le veci come re degli dèi.[5]

  1. ^ Heinrich Zimmeren (1862-1931), Stade's Zeitschrift 11, p. 161.
  2. ^ a b Marduk, Il crepuscolo degli Dei.
  3. ^ Polioftalmia, Enciclopedia Treccani
  4. ^

    «From the Kassite Period Marduk became more and more important until it was possible for the author of the Babylonian Epic of Creation to maintain that not only was Marduk king of all the gods but that many of the latter were no more than aspects of his persona — hence the hymn of the Fifty Names of Marduk incorporated into the Epic, to which a contemporary list of gods adds sixty-six more»

  5. ^ Jastrow, Jr., Morris, Aspects of Religious Belief and Practice in Babylonia and Assyria, G.P. Putnam's Sons: New York and London 1911 pp. 217-219.