Marte (astronomia)

Marte
Un'immagine a colori del pianeta Marte scattata dalla sonda Rosetta nel 2007
Stella madreSole
ClassificazionePianeta roccioso
Parametri orbitali
(all'epoca J2000)
Semiasse maggiore227 936 637 km
1,52366231 au[1]
Perielio206 644 545[1] km
1,381 au
Afelio249 228 730[1] km
1,666 au
Circonf. orbitale1 429 000 000 km
9,552 au
Periodo orbitale686,9600 giorni
(1,880794 anni)
Periodo sinodico779,96 giorni
(2,1354 anni)
Velocità orbitale
Inclinazione
sull'eclittica
1,85061°[1]
Inclinazione rispetto
all'equat. del Sole
5,65°
Eccentricità0,09341233[1]
Longitudine del
nodo ascendente
49,57854°
Argom. del perielio286,46230°
Satelliti2
Anelli0
Dati fisici
Diametro equat.6804,9 km[2][1]
Diametro polare6754,8 km[1]
Schiacciamento0,00589[1]
Superficie1,448×1014 [2]
Volume1,6318×1020 [2]
Massa
6,4185×1023 kg[2]
0,107 M
Densità media3,934 g/cm³[2]
Flusso stellare0,43 [1]
Acceleraz. di gravità in superficie3,69 m/s²
(0,376 g)
Velocità di fuga5027 m/s[2]
Periodo di rotazione1,025957 giorni
(24 h 37 min 23 s)
Velocità di rotazione
(all'equatore)
241,17 m/s
Inclinazione assiale25,19°[1]
A.R. polo nord317,68143° (21 h 10 min 44 s)[2]
Declinazione52,88650°[2]
Temperatura
superficiale
  • 133 K (−140 °C) (min)
  • 210[2] K (−63 °C) (media)
  • 293 K (20 °C) (max)
Pressione atm.6,36 mbar[1]
Albedo0,25 (Bond)[1]
0,17 (geometrica)[3]
Dati osservativi
Magnitudine app.
  • −2,00[1] (media)
  • −2,91[1] (max)
Magnitudine app.−2,94
Diametro
apparente

Marte è il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole;[4] è visibile a occhio nudo ed è l'ultimo dei pianeti di tipo terrestre dopo Mercurio, Venere e la Terra (1,52 UA di distanza dal sole). Chiamato pianeta rosso per via del suo colore caratteristico causato dalla grande quantità di ossido di ferro che lo ricopre,[4] Marte prende il nome dall'omonima divinità della mitologia romana[4] e il suo simbolo astronomico è la rappresentazione stilizzata dello scudo e della lancia del dio (; Unicode: ♂).

Pur presentando temperature medie superficiali piuttosto basse (tra −120 e −14 °C)[4] e un'atmosfera molto rarefatta, è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare. Le sue dimensioni sono intermedie tra quelle del nostro pianeta e quelle della Luna, e l’ inclinazione del suo asse di rotazione e la durata del giorno sono molto simili a quelle terrestri. La sua superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi, e formazioni geologiche che vi suggeriscono la presenza di un'idrosfera in un lontano passato. La superficie del pianeta appare fortemente craterizzata, a causa della quasi totale assenza di agenti erosivi (principalmente, l'attività geologica, atmosferica e idrosferica) e dalla totale assenza di attività tettonica delle placche capace di formare e poi modellare le strutture tettoniche.[5][6] La bassissima densità dell'atmosfera non è poi in grado di consumare buona parte delle meteore, che pertanto raggiungono il suolo con maggior frequenza che non sulla Terra. Tra le formazioni geologiche più notevoli di Marte si segnalano: l'Olympus Mons, o monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare (alto 27 km); le Valles Marineris, un lungo canyon notevolmente più esteso di quelli terrestri; e un enorme cratere sull'emisfero boreale, ampio circa il 40% dell'intera superficie marziana.[7][8]

All'osservazione diretta, Marte presenta variazioni di colore, imputate storicamente alla presenza di vegetazione stagionale, che si modificano al variare dei periodi dell'anno; ma successive osservazioni spettroscopiche dell'atmosfera hanno da tempo fatto abbandonare l'ipotesi che vi potessero essere mari, canali e fiumi oppure un'atmosfera sufficientemente densa. La smentita finale arrivò dalla missione Mariner 4, che nel 1965 mostrò un pianeta desertico e arido, animato da tempeste di sabbia periodiche e particolarmente violente. Le missioni più recenti hanno evidenziato la presenza di acqua ghiacciata.[9]

Intorno al pianeta orbitano due satelliti naturali, Fobos e Deimos, di piccole dimensioni e dalla forma irregolare.

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (EN) NASA, MarsFact Sheet, su nssdc.gsfc.nasa.gov, 29 novembre 2007. URL consultato il 17 aprile 2009 (archiviato il 12 giugno 2010).
  2. ^ a b c d e f g h i (EN) Donald. K. Yeomans. Al sito selezionare "web interface" in seguito "Ephemeris Type: ELEMENTS", "Target Body: Mars" e "Center: Sun", HORIZONS System, su ssd.jpl.nasa.gov, 13 luglio 2006. URL consultato il 16 aprile 2009 (archiviato il 28 marzo 2007).
  3. ^ Anthony Mallama, Bruce Krobusek e Hristo Pavlov, Comprehensive wide-band magnitudes and albedos for the planets, with applications to exo-planets and Planet Nine, in Icarus, vol. 282, 2017, pp. 19–33, DOI:10.1016/j.icarus.2016.09.023, ISSN 0019-1035 (WC · ACNP), arXiv:1609.05048.
  4. ^ a b c d Marte, su archive.oapd.inaf.it. URL consultato l'11 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2017).
  5. ^ (EN) Joseph G. O’Rourke e Jun Korenaga, Terrestrial planet evolution in the stagnant-lid regime: Size effects and the formation of self-destabilizing crust, in Icarus, vol. 221, n. 2, 1º novembre 2012, pp. 1043-1060, DOI:10.1016/j.icarus.2012.10.015. URL consultato il 15 maggio 2016.
  6. ^ (EN) Teresa Wong e Viatcheslav S Solomatov, Towards scaling laws for subduction initiation on terrestrial planets: constraints from two-dimensional steady-state convection simulations, in Progress in Earth and Planetary Science, vol. 2, n. 1, 2 luglio 2015, DOI:10.1186/s40645-015-0041-x. URL consultato il 15 maggio 2016 (archiviato il 5 giugno 2016).
  7. ^ (EN) Ashley Yeager(19 luglio 2008)., Ashley Yeager "Impact May Have Transformed Mars". (19 luglio 2008)., su sciencenews.org. URL consultato il 26 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2011).
  8. ^ (EN) Ian Sample, Cataclysmic impact created the north-south divide on Mars, su guardian.co.uk. URL consultato il 26 novembre 2008 (archiviato il 28 giugno 2008).
  9. ^ (EN) NASA, NASA Spacecraft Confirms Martian Water, Mission Extended, su nasa.gov. URL consultato il 15 dicembre 2008 (archiviato il 29 novembre 2008).