Celebre è il suo scritto Essere e tempo, in cui cercò di impostare un nuovo discorso attorno all'Essere, a partire da un'analisi dell'esistenza condotta su quello che egli definisce Esserci, ossia l'uomo. In esso Heidegger rivendica la scoperta della temporalità quale orizzonte di senso dell'Esserci.[8] Per l'impossibilità anche linguistica di approdare a un risultato soddisfacente, tuttavia, Heidegger annunciò una Kehre (cioè una "svolta") del suo pensiero, volta a indagare l'Essere in sé con approccio diverso rispetto all'opera precedente. Tale ricerca lo condurrà ad affrontare anche altre questioni di filosofia, quali la metafisica, l'arte, la poesia e il linguaggio.[9]
Alla fine della Seconda guerra mondiale, Heidegger è stato al centro di notevoli polemiche circa il suo trascorso da simpatizzante nazista, e fu estromesso per qualche anno dal mondo accademico,[10] per essere poi riabilitato.
Nonostante il suo rapporto col nazismo sia ancora oggi oggetto di notevoli controversie e dibattiti,[11] il suo contributo alla filosofia resta innegabile, e le sue opere continuano ad essere influenti tutt'oggi.
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^Lo stesso Heidegger, in un intervento per il «Bulletin de la Société française de Philosophie», dichiarò «che le mie tendenze filosofiche [...] non possono essere classificate come Existenzphilosophie. La questione che mi preoccupa non è quella dell'esistenza dell'uomo, ma quella dell'essere nel suo insieme e in quanto tale» (cit. in P. Chiodi, Introduzione a M. Heidegger, Essere e tempo [1927], a cura di P. Chiodi, Utet, Torino 1969, p. 13 e nota 5)
^Se la prima ricezione di Heidegger interpretava la sua opera come la «bibbia dell'esistenzialismo»,[1] ad esempio da parte di Pietro Chiodi,[2] la critica più recente, soprattutto d'Oltralpe, preferisce parlare piuttosto di «ontologia fenomenologica» (oppure di «fenomenologia ermeneutica»), cfr. i saggi dell'allievo e assistente personale di Martin Heidegger, Friedrich-Wilhelm von Herrmann, successore della cattedra dello stesso Heidegger, in particolare Il concetto di fenomenologia in Heidegger e Husserl, e Sentiero e metodo: sulla fenomenologia ermeneutica del pensiero della storia dell'essere, editi dal Il melangolo. In Italia, si vedano gli studi di Alfredo Marini, in particolare la sua "Introduzione" alla traduzione di Essere e tempo, per I Meridiani di Mondadori.[3]
^«Senza questa origine teologica non sarei mai giunto sul cammino del pensiero. Ma la provenienza resta sempre futuro». In: Martin Heidegger, In cammino verso il linguaggio (III: Da un colloquio nell'ascolto del linguaggio), Milano, Mursia, 1990, p. 90). Traduzione italiana: Alberto Caracciolo e Maria Caracciolo Perotti.
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^Studi teologici che aveva intrapreso all'università di Friburgo (con vocazione gesuita), e poi decise di interrompere poco dopo, seppur non rinnegandoli mai.[5][6]
^Nel suo progetto iniziale, quest'intuizione sarebbe dovuta servire per cominciare a definire i tratti dell'essere (dato che, secondo Heidegger, l'Esserci è apertura all'essere, in quanto ente in grado di pensare all'essere, e per questo, a partire dall'uomo, si può arrivare a comprendere l'essere). In realtà, Heidegger si sarebbe reso presto conto che l'uomo non potrà mai essere il punto di partenza di un'autentica e precisa ricerca dell'essere, dal momento che, spiega il filosofo, vi sarebbe una differenza ontologica insuperabile fra ente ed essere.
^ Costantino Esposito, Introduzione a Heidegger, Bologna, il Mulino, 2017, p. 25.
^Anche a causa di alcuni filosofi che lo avevano conosciuto di persona (tra cui spicca Karl Jaspers). Inoltre, dopo aver assistito alla confisca della sua casa, sarà preda di un crollo psico-fisico, e cadrà in una profonda depressione; verrà comunque riabilitato pochi anni dopo, e riotterrà la libera docenza nel semestre 1951-1952.