Il monotelismo (noto anche come monoteletismo[senza fonte] o eresia di Sergio[senza fonte]) fu una dottrina cristologica affermatasi nella Chiesa bizantina nel VII secolo che predicava la presenza di una sola volontà (thelem) o la predominanza della volontà divina in Gesù Cristo, senza negare la sua doppia natura.[1][2][3][4] Prima consistente nell'affermazione che in Cristo esiste un'unica volontà o un'unica operatività o energia (monoenergismo)[3], nelle sei decadi della sua diffusione passò poi per diverse formulazioni, approdando al monotelismo sensu stricto che negava che alle volontà divina e umana si potesse dare il nome di energia[3] ma predicando piuttosto la predominanza della volontà divina sulla volontà umana.[2] I suoi principali sostenitori furono il patriarca di Costantinopoli Sergio[3][2] e il patriarca copto di Alessandria Ciro[3], nonché l'imperatore Eraclio.[2][1] Il loro scopo politico era rappresentato dal tentativo di sanare lo scisma con le Chiese monofisite In Egitto e in Siria e rafforzare l'Impero bizantino[2][1] minacciato dai persiani[4]. Dopo un temporaneo ricongiungimento tra Costantinopoli e Alessandria[2] e dopo una serie di controversie che avrebbero investito anche il papa Onorio, tale dottrina fu dichiarata eretica dal terzo Concilio di Costantinopoli nel 681.[3][2][1]