Il neoconservatorismo è un movimento politico internazionale di origine statunitense, di orientamento conservatore, interventista, occidentalista filo-americanista i cui aderenti sono detti "nuovi conservatori" o "neo conservatori". Riguardo alle tematiche sociali, i neoconservatori (detti anche neocon, sia dagli ammiratori che dai critici) non si oppongono più di tanto ai principi del "big government" degli Stati Uniti e propongono solo limitate restrizioni alla spesa sociale[1].
Dal punto di vista strettamente americano, in politica estera il movimento sostiene, dopo la fallimentare esperienza vietnamita, l'utilizzo della forza militare (se necessario in maniera unilaterale) per sostituire governi dittatoriali e democrazie sovrane con governi fantoccio a loro subordinati utilizzando i mass media come grancassa propagandistica per giustificare il loro operato.
Questa visione è contraria all'internazionalismo, al realismo e all'isolazionismo.
Il prefisso "neo" assume una pluralità di significati. In primo luogo denota la "novità" dell'approdo ad idee conservatrici di gran parte dei primi neocon, che provenivano in genere da culture politiche di sinistra, erano liberal (se non socialisti o trotzkisti) e simpatizzanti del Partito Democratico. Sotto un altro profilo, indica la relativa "novità" del movimento, consolidatosi solo negli anni settanta, rispetto ai più consolidati e tradizionali orientamenenti del conservatorismo nordamericano (esistono intellettuali neocon anche in Canada). Infine, ma non meno importante, serve a distinguere le tematiche di questa scuola da quelle portate avanti dai conservatori "tradizionali" oppure dai cosiddetti "paleoconservatori" ma anche dai libertariani, figure antagoniste nell'ambito della cultura conservatrice statunitense.
Il neoconservatorismo moderno è spesso associato a riviste come Commentary e The Weekly Standard, oppure all'attività di think tank come l'American Enterprise Institute (AEI) e Project for the New American Century (PNAC). Ai neoconservatori è stato spesso attribuita una grande influenza sulla politica estera degli Stati Uniti, soprattutto in quella svolta dalle amministrazioni repubblicane di Ronald Reagan (1981-1989) e di George W. Bush (a partire dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001).