Nato Chandra Mohan Jain (hindidevanagari: चन्द्र मोहन जैन), fu noto come Acharya Rajneesh[1] negli anni sessanta e poi come Bhagwan Shree Rajneesh negli anni settanta e ottanta, finché il 7 gennaio 1989 annunciò la volontà di adottare il nome di Osho Rajneesh, che poi ridusse a Osho (dalla pronuncia ˌəʊʃɪˈænɪk della parola inglese oceanic),[2] in quanto per troppe persone l'epiteto Bhagwan conservava il significato di Dio.[3]
Osho fu professore di filosofia fino al 1966, quando abbandonò la carriera accademica per girare il mondo come maestro spirituale.[4] Le sue posizioni anticonformiste suscitarono scalpore e reazioni controverse.[5] Affermò di aver vissuto, ventunenne, l'esperienza mistica dell'illuminazione.[6] Iniziò a viaggiare per l'India, a tenere discorsi e a condurre campi di meditazione. Negli anni settanta creò un ashram a Pune, che arrivò a ricevere trentamila visitatori l'anno.[5][7].
Nel 1981 si trasferì in Oregon dove fondò una comune che finì per collassare a causa di attività illegali commesse dai suoi esponenti di spicco,[5] denunciate pubblicamente dallo stesso Osho.[8][9] Nel 1986, duramente osteggiato dal governo statunitense,[10][11] tornò in India dove le sue condizioni di salute subirono un drastico peggioramento, da lui attribuito a un avvelenamento messo in atto nelle carceri americane.[12] Morì a Pune a cinquantotto anni.
I suoi insegnamenti sincretistici sono volti al risveglio spirituale dell'individuo ed enfatizzano l'importanza della libertà, dell'amore, della meditazione, dell'umorismo e di una gioiosa celebrazione dell'esistenza, valori che egli riteneva soppressi dai sistemi di pensiero imposti dalla società e dalle fedi religiose.[13] Osho invitò l'uomo a vivere in armonia e in totale pienezza tutte le dimensioni della vita, sia quelle interiori che quelle esteriori, poiché ogni cosa è sacra ed espressione del divino.[14]
Fautore di una ribellione fondata sul senso critico e sul rifiuto di accettare qualsiasi norma di vita o valore sociale solo perché comunemente condivisi, manifestò una forte avversione per le religioni organizzate e il mondo politico.[15]Guruiconoclasta, considerava le tradizioni religiose più influenti come false credenze che reprimono l'uomo e ne ostacolano la ricerca del Vero.[16][17]
Le sue idee ebbero un notevole impatto sul pensiero New Age occidentale – da cui tuttavia egli prese le distanze[18][19] – e sulla controcultura ereditata dagli anni sessanta. La sua popolarità ha continuato ad aumentare dopo la sua morte.[19][20]
^Acharya significa "insegnante", "guru" (più strettamente "precettore"); Rajneesh è un soprannome che gli era stato dato sin da ragazzo per le sue abitudini notturne di girarsene da solo per il suo villaggio e quelli limitrofi quando c'era la luna piena, e che significa appunto ”Signore della luna piena” (si pronuncia Ràj-nìsh); Shree o Shri è un termine di onore religioso, che corrisponde pressappoco all'inglese "Sir", "signore" o "venerabile", mentre Bhagwan significa "benedetto", "beato", "santo".
^“William James ha dato al mondo questa parola 'oceanic'. L'oceano c'è sempre stato, ma talvolta un uomo col dono dell'intuizione può vederne nuovi significati. È la prima persona a usare il termine oceanico nel senso di ampio vasto, infinito, eterno, immortale. L'oceano è sempre lì… continuano a formarsi onde dopo onde. Proprio come nell'oceano normale questo succede anche nell'oceano della consapevolezza: onda dopo onda, una gioia infinita, albe senza fine, una continua celebrazione…” Osho, The Invitation #16, 1988
^Il termine Osho, già utilizzato nell'antico Giappone quale segno di rispetto per i maestri della tradizione Zen, venne riproposto in età moderna dal filosofo William James per indicare l'esperienza spirituale del «dissolversi nell'oceano dell'esistenza». Osho Rajneesh spiegò che «osheanic» descrive l'esperienza; mentre, per definire colui che vive quell'esperienza, utilizziamo il termine "Osho". Il termine fu usato per la prima volta da Eka nei confronti del suo maestro Bodhidharma: "O" significa "profondo rispetto, amore e riconoscenza", come pure indica "sincronicità" e "armonia". "Sho" significa "espansione multidimensionale della consapevolezza" ed esprime il "riversarsi dell'esistenza da ogni direzione". (Osho, La meditazione passo dopo passo, Milano, De Agostini, 2015)
^Ma Prem Shunyo, My Diamond Days with Osho: The New Diamond Sutra, Motilal Banarsidass 1993
^abcFrances FitzGerald, Rajneeshpuram, "The New Yorker", 22 e 29 settembre 1986
^Bob Mullan, Life as Laughter: Following Bhagwan Shree Rajneesh, Routledge & Kegan Paul Books 1983
^Lewis F. Carter, Charisma and Control in Rajneeshpuram: A Community without Shared Values, Cambridge University Press 1990
^II-Rajneeshpuram, F. FitzGerald, "The New Yorker", 29 settembre 1986
^Il sannyasin Swami Govind Siddharth affermò che nel 1972 il XVI Karmapa Rangjung Rigpe Dorje definì Osho come un Buddha vivente, «la più grande incarnazione in India dai tempi del Buddha» (cfr. carteggio tra Swami Govind Siddarth e Narayanadeva, in: Prem Purushottama Goodnight, From Lemurs to Lamas. Confessions of a Bodhisattva). Tuttavia Ole Nydahl, un discepolo stretto del XVI Karmapa e suo primo emissario in Occidente, ha negato la veridicità di questa storia (cfr. Lama Ole Nydahl, Riding the Tiger: Twenty Years on the Road: The Risks and Joys of Bringing Tibetan Buddhism to the West, Nevada City, CA: Blue Dolphin Publ., 1992)
^Paul Heelas, The New Age Movement: Religion, Culture and Society in the Age of Postmodernity, Blackwell Pub, 1996
^abThomas A. Forsthoefel, Cynthia Ann Humes, Gurus in America, State University of New York Press 2005
^Hugh B. Urban, Tantra: Sex, Secrecy, Politics, and Power in the Study of Religion, University of California Press 2003