La permacultura è una teoria di pratiche agricole che, adottando soluzioni osservate negli ecosistemi naturali,[1] permetterebbe di produrre cibo, fibre ed energia per i bisogni della popolazione preservando contemporaneamente gli ecosistemi naturali, migliorandone la resilienza e la ricchezza. I suoi dettami di base, furono espressi nel 1978 da Bill Mollison e David Holmgren unendo concetti di architettura, biologia, selvicoltura, agricoltura e zootecnia in opposizione ai moderni metodi dell'agricoltura industrializzata, proponendo un'agricoltura più tradizionale o "naturale". Negli anni questa teoria si è sviluppata, arrivando ad essere la base per la progettazione e gestione comunitaria di paesaggi antropizzati[2]
Il dibattito sulla sua valenza scientifica è in corso da decenni; essendo la sua teoria giudicata dai suoi i critici scarsamente definita e non scientifica[3][4][5][6], troppo aneddotica con discutibile estrapolazione dai principi ecologici, richiedendo una ricerca sottoposta a revisione paritaria comprovante le affermazioni sulla produttività e miglior chiarimento sulla metodologia.[3], arrivando a definirla pseudoscienza.[7][8] Altri studiosi in opposizione ne sostengono la valenza scientifica .[9]