Il termine pesticida, (derivato dall'inglese “pesticide” che a sua volta deriva dal latino pestis) o, più correttamente agrofarmaco o "antiparassitario", è riferibile ai prodotti destinati a distruggere o tenere sotto controllo qualsiasi organismo nocivo (compresi i microrganismi e le piante infestanti), oppure impedirne o prevenirne i danni, nelle fasi di produzione, lavorazione, conservazione, trasporto e commercializzazione dei raccolti, degli alimenti (per uomini e animali), del legname nonché è riferibile ai prodotti per il controllo di insetti, acari o altri organismi nel settore animale. Non da ultimo, alle sostanze impiegate sulle piante per regolarne la crescita, diradare i frutti o impedirne la caduta precoce.[1]
Con questa ampia definizione, ci si riferisce ai pesticidi non solo relativamente all'agricoltura (coltivazioni, allevamento e forestazione) ma a tutto il mondo vegetale, animale, al settore alimentare, agroindustriale e, per i vettori di malattie, anche all'uomo.
Il termine pesticida ha ormai assunto un'accezione negativa, relativa ai potenziali danni alla salute umana, animale e, più in generale, all'ambiente.
Per contro si usa il termine pesticida non solo per le sostanze sintetiche ma anche per quelle naturali (es. piretro) o per quelle biologiche, più propriamente per gli agenti biologici, quali virus, batteri, funghi, ecc., impiegabili contro altrettanti funghi, insetti o altri organismi nocivi.
Sebbene l'impiego dei pesticidi determini benefici palpabili[2], per alcuni di essi esistono risvolti negativi legati alla loro potenziale tossicità nei confronti dell'uomo, degli animali, delle piante stesse e dell'ambiente in generale.