La presenza reale è un dogma del cristianesimo. Tale principio afferma che - nella celebrazione dell'eucaristia - il pane e il vino sui quali viene pronunciata la preghiera eucaristica divengano il corpo e il sangue di Gesù Cristo crocifisso e risorto, quindi realmente presente nel sacramento celebrato. In quanto tale, la fede nella "presenza reale" non può essere del tutto sovrapposta alla dottrina della transustanziazione, che è un'interpretazione del dogma della presenza reale che fa uso della terminologia e delle argomentazioni proprie della filosofia scolastica. Di fatto, sia la Chiesa cattolica sia le Chiese ortodosse affermano la presenza reale di Gesù Cristo nell'eucaristia, mentre la dottrina filosofica della transustanziazione è tipica della cristianità occidentale.
La fede nella presenza reale viene fondata sulle parole che i vangeli sinottici attribuiscono a Cristo la sera prima della sua morte: «Questo è il mio corpo» (Mt 26,26[1]) e «Questo è il mio sangue» (Mt 26,28[2]). Questa stessa fede viene ritrovata già nella Letteratura subapostolica e nei padri della Chiesa (Ignazio di Antiochia, Giustino, Giovanni Crisostomo nel De proditione Judae, e Ambrogio di Milano nel De mysteriis), sebbene la sua sanzione autoritativa sia stata pronunciata dal Concilio di Trento (1545-1563).
Le Chiese che professano questo dogma affermano che la presenza reale di Cristo sussiste nel pane e nel vino consacrati, e per lo più affermano che tale presenza continui anche dopo la conclusione della celebrazione eucaristica.