La psicologia è una scienza che studia gli stati mentali e i processi emotivi, cognitivi, sociali e comportamentali nelle loro componenti consce e inconsce[1][2], mediante l'uso del metodo scientifico e/o appoggiandosi a una prospettiva soggettiva intrapersonale[3]; si occupa anche dello studio e del trattamento delle funzioni psichiche sia in condizioni di benessere sia di sofferenza o disagio mentale, dovute a dinamiche soggettive (intrapsichiche), ambientali e/o relazionali (interpsichiche).
Il termine è stato coniato, secondo alcuni, da Filippo Melantone nel 1520[4], mentre secondo altri, il primato spetterebbe al logico tedesco Rodolfo Goclenio[5], ma il suo uso estensivo si deve a Christian Wolff, allievo di Gottfried Wilhelm von Leibniz, che volle definire con esso una delle quattro parti che compongono la metafisica (le altre tre sono l'ontologia, la cosmologia e la teologia). Questa distinzione caratterizzerà la ricerca filosofica tedesca sino agli inizi del Novecento. Wolff, tra l'altro, distingueva la psicologia empirica, antesignana della psicologia sperimentale, dalla psicologia razionale, dove la prima si sarebbe dovuta occupare di determinare leggi psicofisiche universali ricavate dall'esperienza e dal metodo scientifico, e la seconda dell'essenza dell'anima e delle sue facoltà, attraverso il metodo razionale, proprio della disciplina filosofica[5].
La nascita della psicologia empirica o sperimentale, che è poi di fatto la sua fondazione come scienza moderna, viene comunemente fatta risalire al 1879, quando Wilhelm Wundt fondò a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale[5].