Psicologia dello sviluppo

Jean Piaget

La psicologia dello sviluppo è una branca della psicologia che studia i cambiamenti che si verificano nel comportamento e nella personalità in funzione del tempo, dal momento del concepimento e per tutto l'arco della vita,[1] e talora anche nota come "psicologia del ciclo di vita".[2] Il cambio di denominazione della disciplina, prima conosciuta anche come psicologia dell'età evolutiva o psicologia infantile, evidenzia lo studio del cambiamento evolutivo e la sua estensione al ciclo di vita; di fatto ormai l'attenzione è posta sul "cambiamento" da una fase all'altra dell'esistenza dell'individuo e non solo sull'infanzia.[1] È certo che i primi anni di vita sino all' adolescenza subiscono il cambiamento maggiore e visibile, ma è altrettanto vero che l'età avanzata richiede processi di adattamento che modificano il comportamento del soggetto.[1][3]

La psicologia dello sviluppo è stata oggetto di discussione per molti secoli.[4] Lo sviluppo dipende, nella maggior parte dei casi sia da fattori biologici che da fattori ambientali, ma è ancora da stabilire in quale misura essi abbiano peso.[5] Questa disciplina mette in relazione linguaggio, abilità cognitive e motorie, comportamento, sviluppo emotivo e sviluppo sociale, per poter spiegare i diversi momenti della crescita di una persona.[5] Si possono individuare due principali linee teoriche, che sono alla base delle ricerche e dei dibattiti: i cambiamenti scaturiscono da fattori innati e biologici secondo una, mentre l'altra pone l'ambiente e la cultura che circondano il bambino come fattori principali dello sviluppo.[5] Per "fattori biologici" si intende l'insieme del patrimonio genetico che influenza lo sviluppo psicosomatico dell'uomo e le sue future competenze, mentre per "fattori ambientali" si intende il complesso di esperienze a cui l'essere va incontro nell'arco della vita.[5]

La psicologia dello sviluppo nasce e si diffonde all'incirca verso la fine del diciannovesimo secolo, grazie anche ai cambiamenti sociali ed economici che permisero una maggiore attenzione nei confronti delle malattie infantili e dell'infanzia in generale. I maggiori esponenti dell'epoca furono di sicuro Jean Piaget (1896-1980) e Lev Vygotskij (1896-1934).[6] Piaget formulò il suo pensiero partendo dagli scritti di James Mark Baldwin (1861-1934).[6]