Il Regno d'Italia fu lo Stato italiano unitario proclamato il 17 marzo 1861.[5] La proclamazione fece seguito alla seconda guerra d'indipendenza italiana (1859), combattuta dal Regno di Sardegna contro l'Impero austriaco,[6] e alla spedizione dei Mille, con la conquista del Regno delle Due Sicilie. La proclamazione del Regno rappresentò il culmine di quel movimento culturale, politico e sociale, nonché periodo storico, detto "Risorgimento". Ad essa seguì la terza guerra d'indipendenza italiana (1866) e l'annessione dello Stato Pontificio, con la conseguente presa di Roma (20 settembre 1870).
Il completamento dell'unità territoriale avvenne tuttavia solo al termine della prima guerra mondiale, considerata talvolta come la quarta guerra d'indipendenza italiana, il 4 novembre 1918 (giorno della diramazione del bollettino della Vittoria che annunciava che l'Impero austro-ungarico si arrendeva al Regno d'Italia) in base all'armistizio firmato a Villa Giusti, nei pressi di Padova. Con il successivo trattato di Saint-Germain-en-Laye, nel 1919, l'Italia completò l'unità nazionale con l'annessione di Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia ed Istria, oltre a Zara di Dalmazia.
Dal 1861 al 1946, il Regno d'Italia fu una monarchia costituzionale, basata sullo Statuto Albertino, concesso nel 1848 da Carlo Alberto di Savoia ai sudditi del Regno di Sardegna, prima di abdicare l'anno successivo. Al vertice dello Stato vi era il re, il quale riassumeva in sé i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, seppur non esercitati in maniera assoluta.[7] Tale forma di governo fu avversata dalle frange repubblicane (oltreché internazionaliste e anarchiche) e si concretizzò soprattutto in due note vicende: la fucilazione di Pietro Barsanti (da alcuni considerato il primo martire della Repubblica Italiana)[8] e l'attentato di Giovanni Passannante (di fede anarchica). Tra il 1922 e il 1943, durante il cosiddetto "ventennio fascista", il Regno d'Italia, conosciuto in questo periodo informalmente come "Italia Fascista", fu governato da Benito Mussolini, capo del fascismo, che, a partire dal 1925, tramite le cosiddette leggi fascistissime, trasformò l'assetto giuridico-istituzionale dello Stato italiano, monarchico e liberale, in una dittatura totalitaria.
Il Regno costituì diversi possedimenti coloniali (vedi colonialismo italiano); tra questi, domini in Africa Orientale, in Libia e nel Mediterraneo, nonché una concessione a Tientsin, in Cina.
Con la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco in Sicilia delle forze alleate, la caduta del fascismo e la guerra di liberazione, l'Italia divenne nel 1946 una repubblica; nello stesso anno, fu dotata di un'Assemblea Costituente al fine di redigere una costituzione avente valore di legge suprema dello Stato repubblicano, onde sostituire lo Statuto Albertino. La trasformazione nell'attuale assetto istituzionale avvenne in seguito ad un referendum istituzionale, tenutosi il 2 e 3 giugno, che sancì la nascita della Repubblica Italiana. La nuova Costituzione della Repubblica Italiana entrò in vigore il 1º gennaio 1948.