I Reti erano un'antica popolazione tirsenica di lingua preindoeuropea e paleoeuropea,[1] stanziata nelle Alpi Centro-orientali, tra Italia e Austria, la cui cultura materiale è identificata con la facies di Fritzens-Sanzeno della seconda età del ferro,[2][3] in continuità con la precedente cultura di Luco-Meluno sviluppatasi tra la fine dell'età del bronzo e la prima età del ferro.[2][3]
La civiltà retica aveva come epicentro l'attuale Trentino o comunque in generale tutto il Tirolo storico, sviluppandosi in tutta l'area prealpina veneta (Veronese, Vicentino, Trevigiano), nel Feltrino e nel Bellunese e infine allargandosi al di là delle Alpi fino all'Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera, dove è localizzata Curia Raetorum (l'odierna Coira), allo Steinberg nel Tirolo nord-orientale, e alla Germania meridionale a sud del Danubio.[4] La toponomastica più antica del Bellunese (es. Arten, Belluno, Cismon) e del Friuli (Ampezzo, Esemon, Fanna, Inglagna, Pisimoni, Senons, ecc.)[5] dimostrerebbe una presenza, che potremmo per ora definire "pararetica", per tutta l'area alpina e prealpina della regione.
Secondo lo storico romano Plinio il Vecchio i Reti erano divisi in vari gruppi, riconducibili però a un'unica entità etnico-culturale di origine etrusca;[6] questa molteplicità di comunità pone serie difficoltà agli studiosi nel delineare con precisione l'area da loro occupata.[7] Ma «le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza» dei Reti dagli Etruschi,[8] mentre studi recenti di linguistica hanno confermato una parentela tra la lingua retica e quella etrusca,[8] ipotizzando che la separazione tra le due lingue sia avvenuta in un momento della preistoria precedente all'età del bronzo,[9] con «la comune origine della famiglia linguistica da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica ed eneolitica».[9]
A seguito della conquista dell'arco alpino effettuata sotto l'imperatore Augusto tra il 16 a.C. e il 15 a.C. i popoli retici furono sottomessi a Roma, e successivamente inseriti nella provincia di Rezia.[6]
- ^ (EN) Harald Haarmann, Ethnicity and Language in the Ancient Mediterranean, in Jeremy McInerney (a cura di), A Companion to Ethnicity in the Ancient Mediterranean, Chichester, UK, John Wiley & Sons, Inc, 2014, pp. 17-33, DOI:10.1002/9781118834312.ch2, ISBN 9781444337341.
- ^ a b Franco Marzatico, La cultura di Luco/Laugen, aggiornamenti e problemi aperti, in Angelini A., Leonardi G. (a cura di), Il castelliere di Castel de Pedena. Un sito di frontiera del II e I millennio a.C., Padova, 2012, pp. 177-204.
- ^ a b (EN) Katharina Rebay-Salisbury, The Iron Age setting, in The Human Body in Early Iron Age Central Europe, Londra, Routledge, 2016, p. 43, ISBN 978-1-472-45354-9.
«A variety of Alpine communities between Lake Maggiore and Lake Como, the lower Inn Valley and Lake Constance are referred to as Raeti in ancient sources (Metzger and Gleirscher 1992), and in the archaeological literature as the Laugen-Melaun (Luco, Meluno) and Fritzens-Sanzeno cultures, for the early and late Iron Age, respectively. Epigraphic sources indicate that their language was most closely linked to Etruscan.»
- ^ Alessandro Morandi, Il retico e la sua documentazione, in Il cippo di Castelciès nell'epigrafia retica, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1999, ISBN 978-8-88-265047-6.
«Il territorio dei Reti interessava il Trentino, l'Alto Adige (Tirolo meridionale), l'Austria (Tirolo settentrionale), l'Engadina e il Cantone dei Grigioni ove si localizza Curia Raetorum, l'odierna Coira, corrispondendo questi ultimi territori in gran parte alla provincia romana della Raetia et Vindelicia (...). Notevoli nuclei epigrafici documentano, oltre il dato delle fonti, una massiccia presenza Reti nell'attuale Veneto, area di Verona (Raetorum et Euganeorum Verona, Plinio, NH, III, 130) e territorio, nel trevigiano (Feltre, a quanto pare e Castelciès) fino a Padova, facendo ipotizzare una loro consanguineità con gli Euganei.»
- ^ Maurizio Puntin, Su un ipotetico strato toponimico non indoeuropeo del Friuli, in Il mestri dai nons Saggi di Toponomastica in onore di Cornelio Cesare Desinan, a cura di F. Finco e F. Vicario, Società Filologica Friulana, 2010: 405-433..
- ^ a b I reti e la cultura fritzens-sanzeno, su alpiantiche.unitn.it. URL consultato il 10 gennaio 2023 (archiviato il 17 ottobre 2021).
- ^ "I Reti" su "Comune di Sanzeno - Val di Non"., su comune.sanzeno.tn.it. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2009).
- ^ a b Franco Marzatico, I Reti e i popoli delle Alpi orientali (PDF), in Michele Lanzinger (a cura di), Preistoria Alpina, 49bis, Trento, Museo delle Scienze, Trento, 2019, pp. 73-82, ISSN 2035-7699 (WC · ACNP) (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2020).
«Se le evidenze archeologiche smentiscono decisamente tale rapporto di discendenza, in base agli studi più recenti la lingua retica mostra corrispondenze con quella etrusca e in questo senso si può ipotizzare che la percezione in antico di tale relazione abbia dato luogo alla ricostruzione erudita della discendenza dei Reti dagli Etruschi.»
- ^ a b Simona Marchesini, L’onomastica nella ricostruzione del lessico: il caso di Retico ed Etrusco, in Mélanges de l'École française de Rome - Antiquité, vol. 131-1, Roma, École française de Rome, 2019, pp. 123-136, DOI:10.4000/mefra.7613.
«Se vogliamo fare un’ipotesi sulla cronologia della separazione tra Retico ed Etrusco nell’ambito della famiglia linguistica che per ora abbiamo denominato «Tirrenico comune», dobbiamo risalire sicuramente ad un periodo precedente l’età del Bronzo. Data la continuità di tradizioni culturali e materiali che caratterizza le popolazioni dell’Italia centrale e alpina durante l’età del Ferro e ancor prima durante l’età del Bronzo, con l’eccezione forse del fenomeno delle Terramare nella pianura Padana durante la Media Età del Bronzo (1650-1350 a.C.), la comune origine della famiglia linguistica è da collocare in tempi più antichi, almeno all’età neolitica ed eneolitica, quando la maggior parte delle popolazioni europee si stanzia in quelle che diventeranno poi le successive sedi storiche. Allo stato attuale della questione, più che fare una proposta concreta sulla cronologia, possiamo solo escludere ciò che non può essere ragionevolmente sostenuto.»