Scisma anglicano

Il re Enrico VIII d'Inghilterra

Lo Scisma anglicano fa riferimento a una serie di avvenimenti del XVI secolo, durante il quale la Chiesa d'Inghilterra ruppe con l'autorità papale e la Chiesa cattolica romana. Questi eventi furono, in parte, correlati al più ampio contesto della Riforma protestante europea, un movimento religioso e politico che influenzò la storia del cristianesimo nell'Europa occidentale e centrale. Si possono individuare molteplici cause che portarono a questo fenomeno, tra queste l'invenzione della stampa, la maggior circolazione dei testi sacri e la trasmissione di nuove conoscenze e idee tra gli studiosi, tra le diverse classi sociali e tra i lettori in generale. Le fasi della Riforma inglese, che interessarono anche il Galles e l'Irlanda, furono in gran parte guidate da cambiamenti nella politica del governo, ai quali l'opinione pubblica si adattò gradualmente.

Basandosi sul desiderio del re Enrico VIII di annullare il suo matrimonio, come richiesto per la prima volta a papa Clemente VII nel 1527, la Riforma inglese iniziò più come una questione politica che come una disputa teologica. Le molteplici distanze, già in corso da tempo, tra Roma e l'Inghilterra permise l'emergere di controversie teologiche. Fino alla definitiva rottura con Roma, il papa e i concili generali della chiesa decidevano riguardo alla dottrina; il diritto canonico regolava il mondo ecclesiastico e Roma vantava la giurisdizione finale. Le tasse ecclesiastiche venivano pagate direttamente a Roma e il Papa aveva l'ultima parola sulla nomina dei vescovi.

La rottura con la chiesa cattolica fu operata da una serie di Atti del Parlamento approvati tra il 1532 e il 1534, tra cui l'Atto di Supremazia del 1534, con cui si dichiarava re Enrico il "Capo Supremo in terra della Chiesa d'Inghilterra". L'autorità finale nelle controversie dottrinali e legali ora spettava al monarca; il papato fu privato delle entrate e della decisione finale sulla nomina dei vescovi.

Durante il regno del figlio di Enrico, Edoardo VI, la teologia e la liturgia della Chiesa d'Inghilterra divennero marcatamente protestanti, seguendo in gran parte lungo le linee stabilite dall'arcivescovo Thomas Cranmer. Sotto Maria I d'Inghilterra, il processo fu invertito e la Chiesa d'Inghilterra fu nuovamente posta sotto la giurisdizione papale ma successivamente la nuova regina Elisabetta I reintrodusse la religione protestante, seppur in un contesto di maggior moderazione. La struttura e la teologia della chiesa furono oggetto di aspre contese per generazioni.

L'aspetto violento di questi conflitti, manifestatosi nella guerra civile inglese, terminò quando l'ultimo monarca cattolico romano, Giacomo II Stuart, venne deposto e il Parlamento mise sul trono congiuntamente Guglielmo III e Maria II che avrebbero governato secondo quanto stabilito nel Bill of Rights. Da questo documento, emanato nel 1688 dopo la "Gloriosa Rivoluzione", emerse un sistema politico basato su di una religione di stato e un certo numero di chiese non conformiste i cui membri patirono varie privazioni civili rimosse solamente molti anni dopo.