Secolarismo

Con secolarismo (dal latino saeculum, che indicava tutto ciò che non appartiene alla religione) si intende l'aderenza politica e culturale ai principi della laicità.

Il secolarismo è tipico dei Paesi occidentali: anche se l'alleanza tra feudalesimo e clero cattolico non raggiunse mai il livello del cesaropapismo di tradizione orientale[1], il passaggio da una società feudale - dai poteri incentrati su un'unica persona e fortemente influenzata dalla religione - a una società moderna fu frutto di una lenta evoluzione: ciò è avvenuto tra il 1500 e il 1700 (che indicano rispettivamente l'umanesimo e l'illuminismo)[2].

Il processo di secolarizzazione poté dirsi effettivamente compiuto in Europa alla conclusione delle guerre religiose, fra il 1618 e il 1648. L'ultima guerra di religione europea è solitamente considerata la Guerra dei Trent'anni e, significativamente, la pace di Vestfalia sancì l'abbandono delle connotazioni religiose dei principati tedeschi: essi seguivano il principio Cuius regio eius religio, ma da allora svilupparono una tendenza a evitare l'ostentazione della religione di Stato per salvaguardare la pace religiosa tra i sudditi. Ne derivò lo sviluppo della laicità dello Stato, abbracciata poi anche dalla Francia della Rivoluzione e progressivamente estesasi a tutto il continente.

Il secolarismo è tipico anche per gli Stati socialisti che sovente dichiarano l'ateismo di stato oppure una "forte laicità". Ad esempio l'Unione Sovietica, la Corea del Nord, la Cina, il Vietnam, ecc.

  1. ^ Lo impedirono le guerre delle investiture tra Papato e imperatore e, dall'altro lato, il sorgere delle monarchie nazionali: cfr. Marc Bloch, La società feudale, in cui si legge che fu Filippo il Bello - per la prima volta nella storia della Francia medievale - ad affidare il ruolo di guardasigilli a un non appartenente al clero.
  2. ^ Emily A. Schultz e Robert H. Lavenda, Antropologia culturale, 2021, IV edizione, pag. 194, Zanichelli, ISBN 978 88 08 62032 3