Seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana | ||||
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Carta geografica della situazione in Repubblica Centrafricana al maggio 2023 | ||||
Data | 10 dicembre 2012 – in corso | |||
Luogo | Repubblica Centrafricana | |||
Esito | in corso
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Schieramenti | ||||
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Comandanti | ||||
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Effettivi | ||||
Perdite | ||||
Vittime civili: Ignoto il numero di morti e feriti 200.000 sfollati all'interno del paese; 20,000 rifugiati (1 agosto 2013)[14] 700.000 sfollati all'interno del paese; +288.000 rifugiati (febbraio 2014)[15] Totale: Migliaia di morti[16] +5.186 morti (fino a settembre 2014)[17] | ||||
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La seconda guerra civile nella Repubblica Centrafricana è una guerra civile in corso nella Repubblica Centrafricana. Ebbe inizio il 10 dicembre 2012, tra la coalizione di governo e le forze ribelli Séléka. Il conflitto è sorto dopo che i ribelli accusarono il governo del presidente François Bozizé di non riuscire a rispettare gli accordi di pace firmati nel 2007 e nel 2011. Molti dei gruppi ribelli sono stati precedentemente coinvolti nella prima guerra civile centrafricana.
Le forze ribelli conosciute come Séléka (che significa "unione" nella lingua sango)[18] catturarono molte città importanti nelle regioni centrali e orientali del Paese alla fine del 2012[19]. La Séléka comprende due grandi gruppi situati nella parte nordorientale della Repubblica Centrafricana: l'Unione delle Forze Democratiche per l'Unità (UFDR) e la Congregazione dei patrioti per la giustizia e la pace (CPJP), ma comprende anche la meno nota Unione patriottica per salvare il paese (CPSK). Due altri gruppi situati nel nord della Repubblica Centrafricana, il Fronte Democratico del Popolo Centrafricano (FDPC) e il gruppo ciadiano Fronte Popolare per la ripresa (FPR), hanno annunciato la loro fedeltà alla coalizione Séléka.
Il Ciad[20], il Gabon, il Camerun[21], l'Angola[22], il Sudafrica[23],la Repubblica Democratica del Congo[13] e la Repubblica del Congo[24], essendo membri della Comunità economica degli Stati dell'Africa centrale (CEEAC), hanno inviato truppe sotto il nome di “FOMAC force”, per aiutare il governo Bozizé ad opporsi a una potenziale avanzata dei ribelli sulla capitale Bangui. Tuttavia, la capitale è stata conquistata dai ribelli il 24 marzo 2013[25]; in quel momento François Bozizé ha lasciato il paese[26] e il capo dei ribelli Michel Djotodia si è autoproclamato presidente[27].
Il 18 aprile 2013, Michel Djotodia è stato riconosciuto come capo del governo di transizione a un vertice regionale a N'Djamena[28]. Il 14 maggio dello stesso anno, il primo ministro della Repubblica Centrafricana Nicolas Tiangaye ha richiesto al Consiglio di sicurezza dell'ONU l'invio di una forza di pace; il 31 maggio l'ex presidente Bozizé è stato incriminato per crimini contro l'umanità e l'incitamento al genocidio[29].
La situazione interna rimase instabile per tutta l'estate del 2013, con segnalazioni di oltre 200.000 sfollati interni (IDP), violazioni dei diritti umani, tra cui l'impiego di bambini soldato, stupri, torture, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate[30]. I combattimenti ripresero nel mese di agosto, tra il gruppo ribelle Séléka e le forze del governo Bozizé (milizia antibalaka)[31], spingendo il presidente francese François Hollande a chiedere al Consiglio di sicurezza dell'ONU e all'Unione africana di aumentare i loro sforzi per stabilizzare il paese; ciononostante il conflitto è peggiorato. Ad agosto le divisioni all'interno del governo Djotodia furono tali da costringere[32], nel gennaio 2014, il presidente Djotodia a dimettersi[33][34] per lasciare l'incarico a Catherine Samba-Panza[35]; nonostante ciò il conflitto continua[36].
Entro la fine del 2014, il paese era di fatto diviso con l'Anti-Balaka che controllava il sud e l'ovest, da cui la maggior parte dei musulmani era stata evacuata, e gruppi ex-Séléka che controllavano il nord e l'est.[37] Faustin-Archange Touadéra, che è stato eletto presidente nel 2016, ha corso e vinto le elezioni del 2020, che hanno spinto le principali fazioni ribelli a formare un'alleanza contraria alle elezioni chiamata Coalizione dei Patrioti per il Cambiamento (in inglese Coalition of Patriots for Change, CPC), coordinata dall'ex presidente Bozizé.[38]
Nel frattempo, il compito di mantenimento della pace (peacekeeping) è in gran parte passato dalla missione MICOPAX della Comunità economica degli Stati dell'Africa centrale alla missione MISCA dell'Unione Africana e alla missione MINUSCA guidata dalle Nazioni Unite, mentre la missione francese di mantenimento della pace nota come Operazione Sangaris terminò nell'ottobre 2016.
Nel 2014, Amnesty International ha denunciato numerosi massacri commessi dai miliziani antibalaka contro i civili musulmani, costringendo migliaia di musulmani a fuggire dal paese[39][40]. Altre fonti riportano casi di cannibalismo all'interno della comunità musulmana[41][42]. Il leader dei ribelli Noureddine Adam ha dichiarato la Repubblica autonoma del Logone, il 14 dicembre 2015, a cui è seguita la denuncia di un portavoce del governo di transizione della Repubblica Centrafricana[43].
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