Servola | |
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Chiesa parrocchiale San Lorenzo | |
Stato | Italia |
Regione | Friuli-Venezia Giulia |
Provincia | Trieste |
Città | Trieste |
Circoscrizione | 7 |
Superficie | 1,5 km² |
Abitanti | 12 459 ab. |
Densità | 8 306 ab./km² |
Nome abitanti | servolani |
Patrono | san Lorenzo |
Servola (Škedenj in sloveno, Ščedna nel locale dialetto sloveno, o in versione arcaica Ščiédna, Sèrvola in dialetto triestino), è un rione storico della città di Trieste. Confina a nord con la Via Baiamonti, a Sud con la Via Valmaura, a Est con la Via dell'Istria e ad a ovest con la costa del golfo di Trieste. Complessivamente misura circa 1,5 km² ed è distante dal centro cittadino circa 3 km in direzione sud.
È uno dei centri delle manifestazioni del Carnevale triestino, citato dalla canzone popolare.
È stata sede del Consiglio Circoscrizionale di Servola-Chiarbola, fino all'accorpamento con quello di Valmaura-Borgo San Sergio (attualmente con sede in Via Paisiello).
È gemellata con il Rione Bianco di Faenza (dagli anni '70), e più recentemente con la Comunità degli Italiani di Villanova (Croazia) e con il villaggio di San Lorenzo (Reggio Calabria).
La variante italiana (veneta) del toponimo deriva da Sylvula (selvetta), dal piccolo bosco che copriva la piccola penisola posta nella parte meridionale della città. Il nome venne storpiato prima in Selvola poi nella versione corrente. La variante slovena Škedenj, invece, significherebbe "fienile, aia", ma più probabilmente deriva dalla variante dialettale Ščedna (da čediti = tagliare).
Il rione è anche noto per il caratteristico pane servolano (in particolare le famose Bighe[1]) realizzato dalle cosiddette donne del pane (krušarce in sloveno e pancogole in dialetto triestino = donne panettieri). Servola aveva una tradizione di panificazione molto importante e riconosciuta non solo a Trieste. Nel 1756 vinse pure il primo premio in concorso indetto dalla Corona d'Austria per il pane migliore dell'Impero, e fu proprio in quella occasione che le pancògole servolane andarono a Vienna e a corte presentarono il loro pane, le Bighe Servolane. Si dice che durante la Seconda Guerra Mondiale il pane di Servola arrivasse fino all'ospedale partigiano di Franja (a Novaki, in Slovenia). L'attività delle "donne del pane" continuò anche dopo la guerra, fino alla fine del 1954, quando la panificazione casalinga venne proibita dalle nuove norme igieniche. A quel tempo a Servola c'erano ancora 8 "pancogole", che continuarono l'attività "di contrabbando".