Signoria di San Salvatore Maggiore

Signoria di San Salvatore Maggiore
Informazioni generali
CapoluogoAbbazia di San Salvatore Maggiore
Altri capoluoghiLongone Sabino
Popolazione4313 (1685)
Dipendente daDucato di Spoleto[1], Impero Carolingio, Sacro Romano Impero, Stato Pontificio,
Amministrazione
Forma amministrativaSignoria rurale
Evoluzione storica
Inizio735 con abate Lucerio
CausaFondazione dell'Abbazia di San Salvatore Maggiore
Fine1809 con Antonio Lante Montefeltro della Rovere
CausaAnnessione di Lazio e Umbria all'Impero Francese, Dipartimento di Roma (1809-1814)
Cartografia

La Signoria di San Salvatore Maggiore fu un'unità territoriale costituita, a partire dall'VIII secolo, dai possedimenti dell'abbazia benedettina di San Salvatore Maggiore, nella regione contigua al monastero, situato sull'altopiano del monte Letenano, nell'Alta Sabina, nel territorio reatino, ai margini della regione storica del Cicolano.

Il patrimonio del monastero del Salvatore si concentrava, per lo più, nei dintorni dell'abbazia occupando il territorio detto delle "Plage", posto a cavallo tra la valle del fiume Salto e quella del fiume Turano, dal fosso di Paganico - oggi fosso dell'Obìto - fino al Borgo di Rieti: questa parte più rilevante del patrimonio dell'abbazia di San Salvatore Maggiore formò, per secoli, una solida unità territoriale ed amministrativa definita in seguito, dagli storici, la Signoria di San Salvatore Maggiore[2].

L'unità territoriale della signoria venne costituita a partire dalla fondazione dell'abbazia, nell'VIII secolo, si accrebbe fino al XII secolo rimanendo, per secoli, una realtà ben definita fin quando, in epoca napoleonica, all'annessione dell'Italia centrale all'impero francese, seguì un nuovo assetto dei territori abbaziali che causò, de facto, la sua definitiva frammentazione.

  1. ^ La tesi è rigettata da Maglioni che ritiene che i longobardi non abbiano mai conquistato, specie nell'VIII secolo - ai tempi della congiura ai danni dell'antipapa Costatino - i territori delle Plage a cavallo tra i fiumi Salto e Turano in quanto - secondo lo studioso - questi territori rimasero, durante il periodo longobardo, parte del ducato romano prima e del patrimonio di San Pietro poi.
  2. ^ Leggio (2022), pag.129.