Spartizioni della Polonia

Le tre spartizioni della Polonia

Con spartizioni della Polonia (in polacco Rozbiór Polski o Rozbiory Polski; in lituano Padalijimas) si fa riferimento alle divisioni della Confederazione polacco-lituana alla fine del XVIII secolo avvenute in tre differenti occasioni (1772, 1793 e 1795) ad opera delle potenze confinanti rappresentate dall'Impero russo, dal Regno di Prussia e della Monarchia asburgica.[1] In tutti questi casi ci furono assicurazioni riguardo al riconoscimento della lingua polacca, al rispetto per la cultura della Polonia e dei diritti dei suoi abitanti; non passò molto tempo tuttavia prima che queste promesse fossero disattese. Le spartizioni cancellarono infatti l'esistenza dello Stato polacco e di quello lituano dalla cartina dell'Europa dal 1796 alla fine della prima guerra mondiale, nel 1918, quando tornarono ad essere nazioni indipendenti.

Esauritosi l'effetto della libertà dorata nella seconda metà del XVIII secolo, a causa di numerose guerre precedenti e conflitti interni (avvenuti in concomitanza con la costituzione delle konfederacja), la Repubblica delle Due Nazioni appariva gravemente indebolita, tanto da passare nel 1768 sotto la supremazia della Russia. La zarina Caterina II chiese la parificazione legale-politica dei cosiddetti dissidenti, come erano chiamate le numerose comunità ortodosse che facevano capo agli abitanti polacco-lituani di etnia slava orientale della Polonia-Lituania di allora, ma anche protestante. Tuttavia, questo provocò la resistenza della nobiltà polacca cattolica (szlachta) e portò alla formazione della Confederazione di Bar (1768-1772).[2]

Il Regno di Prussia approfittò di questa travagliata situazione e negoziò una strategia per la Polonia con la Russia. Infine, il re Federico II e la zarina Caterina II, grazie ad abili e ingegnose tecniche puramente diplomatiche, riuscirono ad annettere vaste aree della Polonia. L'obiettivo a lungo perseguito dalla Prussia di realizzare un ponte di terra verso la Prussia Orientale fu dunque raggiunto nel 1772.[3]

Lo stato che rimase dopo questa prima divisione attuò varie riforme internamente, inclusa l'abolizione del principio di unanimità nel Parlamento (meccanismo del liberum veto), per cui la Polonia voleva riacquistare la sua capacità di agire.[1] Le riforme portarono infine all'adozione di una Costituzione liberale il 3 maggio 1791. Tale zelo per la riforma, modellato dalle idee della Rivoluzione francese, tuttavia, contraddiceva gli interessi delle potenze vicine, di stampo assolutista, e fazioni conservatrici della nobiltà polacca (specie la Confederazione di Targowica nel 1792).[1] Nel 1793 si promosse un'ulteriore divisione alla quale parteciparono la Prussia e l'Impero russo.

La rinnovata divisione incontrò una feroce resistenza, così che i rappresentanti della piccola nobiltà unirono parti della borghesia e classe contadina in una rivolta popolare condotta da Tadeusz Kościuszko. Dopo che l'insurrezione si placò per opera delle potenze occupanti, la Prussia e la Russia decisero nel 1795, allora di nuovo con la partecipazione austriaca, di dividere completamente la repubblica aristocratica polacco-lituana.[4]

Dopo la vittoria sulla Prussia nella pace di Tilsit nel 1807, Napoleone Bonaparte istituì il Ducato di Varsavia come stato satellite francese dalle aree di spartizione prussiane risalenti alla seconda e alla terza divisione. Nella pace di Schönbrunn nel 1809 espanse il ducato alla Galizia occidentale, la fetta di territorio andata agli austriaci del 1795. Dopo la sconfitta di Napoleone nella campagna di Germania del 1813, il Congresso di Vienna lo ridusse nel 1815 alla Posnania e alla Repubblica di Cracovia. Dalle ceneri del ducato emerse il Regno del Congresso, una monarchia costituzionale in unione personale governata dall'autocratico imperatore di Russia che vantava altresì il titolo di "re di Polonia".

Oltre alle tre tradizionali spartizioni della Polonia, si suole talvolta indicarne alcune ulteriori con riferimento a quelle di epoca post-napoleonica o a quella avvenuta a seguito della firma del patto Molotov-Ribbentrop del 1939 sottoscritto da Germania nazista e URSS.

  1. ^ a b c Davies (2006), pp. 735-737.
  2. ^ Valentin Giterman, Storia della Russia: Dalle origini alla vigilia dell'invasione napoleonica, La Nuova Italia, 1963, p. 642.
  3. ^ Ludwig von Mises, Lo Stato onnipotente: La nascita dello Stato totale e della guerra totale, Mimesis, 2020, p. 293, ISBN 979-12-80-04807-3.
  4. ^ Michaela Böhmig e Antonella D'Amelia, Le capitali nei paesi dell'Europa centrale e orientale: centri politici e laboratori culturali, vol. 4, M. D'Auria, 2007, p. 86, ISBN 978-88-70-92273-8.