Lo stato nascente, o in statu nascendi (espressione latina di nuova formazione: che sta nascendo o che sta emergendo), è una teoria scientifica obsoleta della chimica. Si riferisce alla forma di un elemento (o talvolta composto) chimico, nel momento della sua liberazione o formazione. L'espressione si incontrava spesso quando venivano menzionati l'ossigeno atomico (Onasc), l'idrogeno nascente (Hnasc) e simili forme di cloro (Clnasc) o bromo (Brnasc).
Il concetto di uno "stato nascente" fu sviluppato per spiegare l'osservazione che i gas generati in situ sono di frequente più reattivi rispetto alle identiche sostanze chimiche conservate per un lungo periodo di tempo[1]. Il primo utilizzo del termine fu in un testo di Joseph Priestley intorno al 1790. Auguste Laurent ampliò la teoria a metà del XIX secolo[2].
Constantine Zenghelis ipotizzò nel 1920 che l'aumento della reattività dello stato "nascente" fosse dovuto alla dispersione fine delle molecole, non al loro stato come atomi liberi[2][3]. Ancora popolare all'inizio del XX secolo, la teoria dello stato nascente fu riconosciuta come in declino dal 1942[4].
Un'indagine del 1990 ha fatto notare che il termine si trovava ancora menzionato nei libri di testo contemporanei. L'indagine ha ricapitolato che l'aumentata attività che si osserva, in realtà, è causata da una moltitudine di effetti cinetici, e che raggrupparli tutti sotto un unico termine potrebbe causare una visione troppo semplicistica del fenomeno[2].