In architettura una struttura non spingente è un elemento architettonico "portato" (cioè che non scarica il proprio peso al suolo, ma su un altro elemento) che genera unicamente forze di spinta verso il basso (compressione) sui sostegni.
Le strutture non spingenti sono le più semplici e quelle usate sin dai tempi più antichi, rispetto a quelle "spingenti", cioè che generano anche forze laterali verso destra e sinistra (in uso dall'epoca romana).
Le tipiche strutture non spingenti sono gli architravi, i solai e i tetti a capriate. Essendo in genere strutture che nella parte centrale sono sospese nel vuoto, esse hanno un limite di utilizzo in base al peso che vi viene appoggiato sopra e alla resistenza del materiale.
Nel tratto sospeso che le caratterizza si esercita infatti uno "sforzo di flessione", che tende a flettere (o a spezzare) nel punto più lontano dai sostegni. Infatti l'entità di queste forze (il "modulo") è più elevata a seconda del "braccio", cioè della distanza dal sostegno più vicino, mentre è nulla sul sostegno stesso (nei cosiddetti "punti di applicazione"). Il prodotto tra il braccio e il modulo è il momento meccanico.
Il problema tipico di un architrave è quello di calcolare il peso che sopporta e valutare il rapporto tra lunghezza e altezza da utilizzare in concreto. Talvolta nell'edilizia medievale si incontrano architravi pentagonali (con l'estremità superiore leggermente appuntita), che rinforzano il punto più debole (il centro) e incanalano il peso sui sostegni ai lati.