The Walt Disney Company | |
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Entrata principale dei Walt Disney Studios, sede principale dell'azienda, a Burbank, in California, dopo il restauro del 2016 | |
Stato | Stati Uniti |
Forma societaria | Società ad azionariato diffuso |
Borse valori | NYSE: DIS |
ISIN | US2546871060 |
Fondazione | 16 ottobre 1923 a Burbank |
Fondata da | |
Sede principale | Burbank, California e Stati Uniti d'America |
Controllate | Divisioni
Sussidiarie |
Persone chiave |
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Settore | Intrattenimento |
Prodotti | |
Fatturato | 88,83 miliardi $[1] (2023) |
Utile netto | 8,98 miliardi $[1] (2017) |
Dipendenti | 195 000[1] (2016) |
Slogan | «Se puoi sognarlo, puoi farlo» |
Sito web | www.disney.com/ |
The Walt Disney Company, comunemente conosciuta come Disney, è una multinazionale statunitense fondata nel 1923 da Walt Disney e suo fratello Roy con il nome di Disney Brothers Cartoon Studio, rinominata successivamente The Walt Disney Studio nel 1926, Walt Disney Productions nel 1929 e infine chiamata col nome odierno nel 1986. Ha la sede principale a Burbank, in California.
L'azienda era in origine uno studio di animazione che ottenne un significativo successo con una serie animata lanciata nel 1928, Mickey Mouse. Negli anni trenta e quaranta, in contemporanea all'affermazione dei propri cortometraggi di animazione, iniziò a produrre lungometraggi animati. Negli anni successivi, per differenziare il business e crescere ulteriormente, entrò nel settore del turismo, con parchi a tema tra cui Disneyland (inaugurato nel 1955) e Walt Disney World Resort (nel 1971), e nei settori dell'intrattenimento e del merchandising.
Lo studio ha in seguito prodotto film con veri attori e programmi televisivi. Dopo la morte di Walt nel 1966 e di suo fratello Roy nel 1971, la società affrontò una crisi, soprattutto nel settore dell'animazione, che portò, nei primi anni ottanta, ad un tentativo di OPA ostile. L'elezione ad amministratore delegato di Michael Eisner consentì all'azienda, a partire dalla metà del decennio, di ritornare redditizia, capitalizzando le proprie produzioni come Disney Channel e i Disney Store e ampliando o creando nuovi parchi a tema.
L'azienda, entrata in borsa negli anni cinquanta, è dal 6 maggio 1991 un componente dell'indice azionario Dow Jones.[2]
Le produzioni cinematografiche dello studio vengono diversificate anche grazie alla creazione o l'acquisto di altri studi (Miramax, Touchstone, Hollywood), allontanandosi dal tradizionale core-business dei "prodotti per famiglie". A metà degli anni novanta l'azienda si è espansa nuovamente sfruttando le nuove tecnologie legate a Internet (Walt Disney Internet Group) e ai videogiochi (Disney Interactive), ed è diventata un importante gruppo media con l'acquisto di ABC e ESPN,[3] che lavorano nel settore radio-televisivo. I primi anni duemila sono stati caratterizzati da vari problemi finanziari, con la conseguente vendita di alcune aziende controllate, ma, parallelamente, la società ha acquistato altre imprese in vari settori. Questo ha portato la Disney a diventare proprietaria dei diritti, tra gli altri, dei cataloghi Baby Einstein, Muppets,[4] Jetix, Pixar (acquistata nel 2006),[5] Marvel (acquisita a fine 2009)[6] e Lucasfilm (acquistata nell'ottobre 2012).[7]
Nel dicembre 2017 l'azienda ha annunciato l'intenzione di acquistare, dall'impero di Rupert Murdoch, la 21st Century Fox, per 52,4 miliardi di dollari (66 miliardi incluso il debito). L'accordo è stato approvato dalla Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti,[8] e il 27 luglio 2018 l'acquisizione è diventata ufficiale grazie al voto degli azionisti di entrambe le società, concludendosi il 20 marzo 2019.
Nel maggio 2019 è stato annunciato il controllo di Hulu, piattaforma di streaming e video on demand attiva principalmente sul mercato statunitense, per una valutazione complessiva di circa 30 miliardi di dollari.[9] Con tale mossa il gruppo si è posto in diretta concorrenza con Netflix e Prime Video nella produzione e distribuzione di contenuti. Tale annuncio ha preceduto il lancio della piattaforma Disney+ nel novembre 2019 negli Stati Uniti e nel marzo 2020 nel resto del mondo.